The Congress è un film del 2013, diretto da Ari Folman.

C’è chi troverà questo libero adattamento semi-animato del racconto di Stanislav Lem Il congresso di futurologia, pretenzioso, inconcludente, caotico e in fin dei conti noioso. E chi – come me –, affascinato e rapito dalla pellicola, crede di scorgerci l’ideale quarto episodio della trilogia di Matrix. In ogni caso, dividerà questo The Congress di Ari Folman, in cui Robin Wright interpreta se stessa in un futuro più che prossimo, in cui gli attori saranno sostituiti da repliche digitali.

Un ventennio è passato e Robin, richiamata per ridiscutere il contratto di cessione della sua immagine, dopo essere rimasta ibernata per un uguale periodo di tempo a causa di un incidente,  (riconnettendosi alla trama originale del libro) si risveglierà in un mondo in cui il pubblico si è immerso totalmente in un “paradiso” lisergico ove poter vivere in prima persona le avventure e le vite dei propri beniamini. Un delirio psichedelico dove ognuno può scegliere chi essere e dove infinite copie di Keanu Reeves, della Monroe, di Gesù Cristo o di Hitler recitano la vita in un paesaggio che ricorda una versione hard del mondo di Betty Boop, mentre i loro corpi ciondolano sporchi e senz’anima – come tanti zombi anoressici – nelle rovine di quella che era la realtà. Pillola rossa o pillola Blu?