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Come pecore in mezzo ai lupi

2023
Titolo Originale:
Come pecore in mezzo ai lupi
REGIA:
Lyda Patitucci
CAST:
Isabella Ragonese (Vera)
Andrea Arcangeli (Bruno)
Carolina Michelangeli (Marta)

Il nostro giudizio

Come pecore in mezzo ai lupi è un film del 2023, diretto da Lyda Patitucci

“Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe. […] Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno”.

Il film di esordio di Lyda Patitucci si auto-dichiara immediatamente come una storia dove il senso del sacro è perfettamente sintetizzato dalla dicotomia tra salvezza e dannazione. Il tutto ovviamente sotto le mentite spoglie di un poliziesco che, sì, mette in scena un intrigo e lo porta avanti fino in fondo, ma sempre con fini più alti della mera narrazione di genere o d’intrattenimento. E questo, va detto, rappresenta sia un pregio che un limite del film, ma ci arriveremo. A proposito di questo, andrebbe fatto un minuto di silenzio per ogni pellicola italiana cui viene affibbiato l’atlantico peso di risollevare-riscattare-resuscitare il cinema di genere nostrano. Quindi prima di andare avanti, un attimo di raccoglimento anche per Come pecore in mezzo ai lupi, su cui sono state riversate ingenerose aspettative.

A dominare il film sono Vera e Bruno, rispettivamente Isabella Ragonese e Andrea Arcangeli: sorella e fratello, entrambi coinvolti, inconsapevolmente dell’uno e dell’altro, nelle attività criminali di loschi rapinatori e tagliagole di nazionalità serba. Ovviamente questo non basta, visto che lui è un piccolo delinquente in cerca di soldi per mantenere la figlia, mentre lei è una poliziotta da mesi infiltrata nella banda. Il loro passato, infine, farà da contorno a una vicenda in cui la voglia di riscatto la farà da padrone. Senza dubbio la forza del film risiede nei due protagonisti, ossia nella fragilità del personaggio di Arcangeli e nella ruvidezza di quello interpretato dalla Ragonese. Insieme a loro un cast molto credibile e ben diretto, in una storia che riesce anche a regalare la giusta tensione per la pressoché totale durata del film. Siamo, insomma, dalle stesse parti de L’ultima notte di Amore, anche se i mezzi sono giocoforza minori. Il vero problema, però, è che a differenza del suo simile, l’opera della Patitucci si ritrova nella scomoda posizione di inserire troppa roba nel calderone, perdendo progressivamente vigore. Il tutto perché, sì, una trama di genere sarebbe bastata ed avanzata.

E invece ci ritroviamo a dover tenere conto anche, per esempio, di un fondamentalismo religioso molto didascalico, col personaggio del padre dei due protagonisti che risulta tremendamente abbozzato per l’importanza che rivestirebbe. E allo stesso modo si può parlare della tenuta della storia nell’ultima parte, dopo un climax davvero efficace per il personaggio di Vera e la sua ossessione nei confronti del lavoro da portare a termine. Il cinismo e la durezza del racconto lasciano, infine, spazio ad un finale che potrebbe risultare consolatorio oppure, guardando da una prospettiva diversa, cerchiobottista e contrario a quanto visto precedentemente. E quindi siamo a commentare nuovamente i tentativi di eccellere di un cinema ormai assuefatto e addormentato? Probabilmente sì, visto che Come pecore in mezzo ai lupi finisce per essere l’ennesimo film che poteva essere di più, anche se altri dicono il contrario. Intanto, con le pellicole italiane a 3,50 euro nei cinema, lo spettacolo cui è andato il sottoscritto si è rivelato essere una proiezione privata e il film non è quasi mai entrato nella top ten degli incassi giornalieri. Forse un’uscita su piattaforma sarebbe stata più consona, ma qui si entra in un ordine di problemi estremamente più tosto da affrontare.