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Codice 999

2016
Titolo Originale:
Triple 9
REGIA:
John Hillcoat
CAST:
Casey Affleck (Chris Allen)
Chiwetel Ejiofor (Michael Atwood)
Anthony Mackie (Marcus Belmont)

Il nostro giudizio

Codice 999 è un film del 2016,diretto da John Hillcoat 

Bentornati a Hillcoatland, dove regnano il degrado, l’amoralità e l’unica regola è la mancanza di regole. Dopo aver raccontato l’America post-apocalittica nel distopico The Road e il disfacimento di un microcosmo rurale all’epoca del Proibizionismo in Lawless, John Hillcoat si focalizza su una contemporaneità altrettanto malsana con Codice 999. Ultimo capitolo di una trilogia sulla disperazione umana? Con ritmo vorticoso e una spettacolarizzazione della violenza mai sopra le righe, il film narra di un commando di poliziotti corrotti costretto a rapinare banche e uffici governativi per recuperare documenti top secret, utili al proscioglimento di un boss della mafia russa di Atlanta.Tenuti sotto ricatto dalla spietata Irina, interpretata da una Kate Winslet splendidamente kitsch, gli agenti escogitano un ultimo piano che prevede la morte di un ignaro collega. Ma ovviamente un errore di valutazione frantuma i loro progetti, scatenando una spirale di estrema violenza ai confini con la guerriglia urbana.

Codice 999 sembra un poliziesco convenzionale, sviluppato lungo un percorso narrativo ampiamente battuto e che pesca a piene mani negli stereotipi della detective story: il rapporto conflittuale bad cop/good cop, il sergente con la passione per la bottiglia, i gangster chicani tatuati e luciferini. Un film in palese debito verso la moderna serialità televisiva, anche grazie alla presenza di all star del piccolo schermo come Woody Harrelson o Aaron Paul di Breaking Bad. Ma dietro un’architettura apparentemente banale affiorano le plumbee suggestioni speculative tanto care al regista australiano. Perché lo scopo del cinema di Hillcoat, in fin dei conti, è prendere in prestito i cliché e le dinamiche di un genere per comporre l’ennesimo diorama di anime perse, devastate dal conflitto interiore e demotivate da una società con più ombre che luci. Codice 999 è quasi tutto girato di notte o in luoghi chiusi e angusti, dove la claustrofobia che schiaccia criminali e tutori della legge si fa allegoria spaziale di un destino asfissiante e comune, a una pallottola di distanza dall’oblio. Hillcoat gioca con il senso di pericolo imminente e indecifrabile, sottolineato dai primi piani su volti ansimanti, riflesso corporeo del travaglio emotivo di un’umanità in costante affanno, nell’attesa di un riscatto individuale che mai collima con una qualsivoglia redenzione morale.

Nonostante la corazza dell’hard boiled ipercinetico e muscolare, Codice 999 si rivela quindi un’opera dalla forte connotazione antropologica, in cui la materia narrativa crepuscolare si ciba dell’ineluttabile cupio dissolvi instillato nell’individuo da una collettività de facto crudele e opprimente. Una civiltà infettata dal virus dell’odio, incapace di trovarne l’antidoto, destinata a un lento ma inesorabile processo di autodistruzione. Forse non è del tutto casuale la scelta di ambientare il film ad Atlanta, teatro della futura apocalisse già vista in The Walking Dead, così come risulta quasi plausibile ritrovare Norman Reedus/Daryl Nixon nel gruppo di desperados. E per un istante, in una squallida strada di periferia, si intravede persino un segnale stradale luminoso indicante “Zombies ahead”. Perché per un pessimista cosmico come John Hillcoat l’eventuale fine dell’umanità non è una sciagura, ma una speranza.