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Code 8

2019
REGIA:
Jeff Chan
CAST:
Robbie Amell (Connor Reed)
Stephen Amell (Garrett Kilton)
Sung Kang (agente Park)

Il nostro giudizio

Code 8 è un film del 2019, diretto da Jeff Chan.

In America nascere diverso non è mai consigliabile, nemmeno se la diversità consiste in capacità sovrumane. Da quando l’automazione li ha resi superflui, i Dotati, persone nate con veri e propri superpoteri, sono relegati ai margini della società, temuti dalla popolazione e vessati dalla polizia che aspetta solo un pretesto per sguinzagliare loro contro le unità speciali di androidi che danno loro la caccia. Connor (Robbie Amell), un Dotato in grado di manipolare l’elettricità, si guadagna da vivere lavorando come muratore a giornata mentre la madre, malata di tumore e per questo sempre meno in grado di controllare il proprio potere criogenico, lotta per mantenere il posto di lavoro in un supermarket. La possibilità della svolta per Connor si presenta nelle sembianze di una gang che traffica psyke, una droga ricavata dal midollo spinale dei Dotati. L’inizio della carriera criminale di Connor farà precipitare gli eventi gettandolo fra l’incudine e il martello, braccato da una banda rivale e dalla polizia.

I fratelli Amell, il coprotagonista è Stephen, fratello di Robbie e volto di Freccia Verde nella serie televisiva Arrow, interpretano la parte di chi, negli Stati Uniti, si trova dalla parte sbagliata del sistema, parte di una minoranza e per tanto colpevole a prescindere. La metafora politica è palese, la rilettura distopica non è nulla di particolarmente innovativo, da Arrow in poi si è già visto tutto quello che si può trovare in un film come Code 8, che della serie con protagonista il più famoso dei fratelli Amell condivide una messa in scena giustificabile per un prodotto seriale ma forse un po’ troppo povera nel look per un lungometraggio. Soprattutto se il film in questione aspira a essere di più di un pilota per una serie che, d’altro canto, è stata annunciata per Quibi, la nuova piattaforma di video on demand realizzata espressamente per la fruizione da mobile e già al centro di numerose critiche prima ancora di essere a tutti gli effetti lanciata. Code 8 è un prodotto piuttosto anonimo, non è inguardabile ma non si distingue dalla media sotto nessun aspetto, forse per certi versi resta un pelino sotto, per esempio nella coreografia delle scene d’azione, il cui livello nelle serie tv si è alzato e chi vuole cimentarsi con l’action ne deve tenere conto, specie in un prodotto para supereroistico come questo.

Certo, il riferimento può non essere la spettacolarità dei comics mainstream stile Marvel e DC ma, se vuoi fare il revisionista stile Powers o The Boys magari devi dare qualcosa di più a livello di scrittura, perché alla fine dei conti anche la narrazione in Code 8 rimane piuttosto piatta e convenzionale, senza l’intelligenza e l’ironia necessarie a realizzare un prodotto che decostruisce i supereroi in un’epoca di sovraesposizione del genere che comincia a far sentire il proprio peso rendendo anche inflazionato il filone secondario delle riletture e delle parodie di Batman e soci. Forse nei primi anni 2000, ai tempi dei primi X-Men di Synger da cui pure trae una parziale ispirazione per quanto riguarda le tematiche, Code 8 avrebbe forse avuto qualcosa da dire, ma in un periodo in cui anche a livello cinematografico le potenzialità di supereroi e affini sono state svicerate a un livello ben più approfondito il film di Jeff Chan è too little too late, tutto sommato dimenticabile, ed è un peccato perché le potenzialità non è che mancassero.