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Cocainorso

2023
Titolo Originale:
Keri Russell (Sari) Alden Ehrenreich (Eddie) O’Shea Jackson Jr. (Daveed)
REGIA:
Elizabeth Banks
CAST:
Keri Russell (Sari)
Alden Ehrenreich (Eddie)
O’Shea Jackson Jr. (Daveed)

Il nostro giudizio

Cocainorso è un film del 2023, diretto da Elizabeth Banks.

Se c’è una cosa che noi esseri umani non possiamo sostenere è che la natura si manifesti in modo diverso da quella prevedibilità con cui la concepiamo. Questo per dire che il tema in oggetto non è certo una novità nel racconto cinematografico di genere: il terrore inconcepibile degli uccelli hitchcockiani ha fatto da apripista e da precedente impossibile da imitare, proprio per l’animale in questione. L’idea, dunque, di un orso che, sotto l’effetto della polverina bianca, aggredisce con tremenda ferocia ogni umano che gli capiti a tiro rientra nella suddetta categoria, seppur con esiti diversi e assolutamente voluti. E va bene così, in barba a chi, dopo mesi, ancora non si capacita di ciò. Anche perché la base di partenza è una storia incredibilmente vera, ossia quella di colui che in America è arci-conosciuto come, appunto, Cocaine Bear o Pablo Escobear. C’è molto da ridere, quindi, in questo film della cara Elizabeth Banks, volto riconoscibilissimo della commedia USA grazie alle sue collaborazioni con Kevin Smith, Seth Rogen ed affini.

Lo spirito con cui la Banks si approccia alla materia ricorda effettivamente i toni demenziali e sguaiati delle sue precedenti esperienze da attrice, in particolare per quanto riguarda la parte “rogeniana”. Questo sin dalle premesse, quando si viene informati dei fatti che hanno portato l’enorme mammifero ad entrare in possesso dello stupefacente ed iniziare a farne cosiddetto uso. Il giro di vite, e soprattutto di morti, che ne segue rimane un piacevole divertissement. Anzi, è proprio il continuo sopraggiungere di personaggi sul posto a fungere da costante promessa di intrattenimento, spesso contribuendo a restituire l’orso in digitale meno posticcio di quello che potrebbe apparire ad una più attenta e soffermata osservazione. Le diverse storie che si incrociano intorno alla tana dell’animale e all’interno del parco naturale, tra figli adolescenti da ritrovare e un gruppo di narcotrafficanti e poliziotti alla ricerca del carico incriminato, servono da pura cornice per inquadrare l’evidente e testarda stoltezza umana dinanzi ad una forza implacabile. Una cornice comunque succulenta e ricca di momenti gaiamente eccessivi, come l’inseguimento, da parte dell’animale, di un’ambulanza in fuga dal luogo del massacro. Cocainorso, dunque, si prende la libertà non banale di voler essere, nel risultato finale, proprio quello che sembra: un natural horror politicamente scorretto e sopra le righe che, ogni tanto, si ricorda anche di avere uno scopo molto più serio. Prendersela con l’animale in cima alla catena all’alimentare.

La fauna è quindi quella umana, contraddistinta dallo stupore incommensurabile dinanzi ad un fenomeno che è invece incomprensibile, impensabile e, perciò, spiazzante. Immaginata come la vendetta perfetta dell’orso sull’uomo, laddove quello veramente esistito morì proprio a causa dell’ingestione di cocaina, la storia colpisce il nervo scoperto di una società civile inetta, mal informata e irrispettosa di ciò che non conosce a fondo. Quegli uomini che diventano quindi, nel film della Banks, il vero animale in esposizione: da guardare e, stavolta meno crudelmente, da dileggiare. Stupidamente feroci, come lo è il compianto Ray Liotta nella sua, a tutti gli effetti, ultima interpretazione, o irrimediabilmente goffi e incapaci, come le guardie del parco naturale o i punkabbestia che lo bazzicano. Il tutto sempre nell’epoca falsamente dorata dell’edonismo reaganiano, punto di partenza e di non ritorno dell’involuzione della specie.