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Char Man

2019
Titolo Originale:
Char Man
REGIA:
Kurt Ela, Kipp Tribble
CAST:
Kurt Ela (Cameron)
Kipp Tribble (Eric)
Jeff Kober (Kent Bridewell)

Il nostro giudizio

Char Man è un film del 2019, diretto da Kurt Ela e Kipp Tribble.

Il tempo è una risorsa davvero troppo preziosa per essere gettata così indegnamente nel cesso. Perciò, a meno di non covare delle profonde tendenze masochiste – de gustibus non est disputandum, per carità! –, perdere ottantacinque minuti della propria già breve esistenza terrena dietro a Char Man è qualcosa che il buon senso e la creanza ci impongono di evitare come la peggiore peste bubbonica. Mal scritto, mal interpretato e decisamente mal diretto dai misconosciuti Kurt Ela e Kipp Tribble – che, assieme al sottoscritto e a un risicato gruppuscolo di parenti e amici, sono forse gli unici ad aver realmente visionato il prodotto finito –, questo filmettucolo non fa nemmeno lo sforzo sindacale di portare un minimo di novità all’interno di un “genere” parecchio alla frutta come il mockumentary, preferendo prenderci tutti bellamente per i fondelli con i soliti sballonzolamenti di videocamera, dialoghi perduti nell’inutilità del vuoto cosmico e, giusto per non far calare troppo l’attenzione, silenziosi bambinetti mascherati che vorrebbero suscitare spavento ma che evocano soltanto la più cocente pena. Ed è la pena, appunto, il sentimento che ci accompagna per i primi snervanti quarantacinque minuti, durante i quali, spiace proprio dirlo, assolutamente nulla di minimamente rilevante sembra accadere, all’infuori dei patetici tentativi di imbastire un falso documentario incentrato sulla leggenda metropolitana dello sfigatissimo Vampiro di Ojai.

Il tempo passa inesorabile fra battutacce da caserma, interviste inconcludenti e tour filmati dell’incasinata casa-base dei nostri novelli indagatori del mistero, e quando tutto sembra ormai perduto, ecco che un’altra leggenda, ben più appetitosa, spunta sorniona all’orizzonte: il Char Man! Nonostante non ci sia dato sapere con chiarezza chi sia costui, il solo nome sembra aprici qualche labile speranza riguardo al non dover assistere all’ennesimo barboso figliastro di Paranormal Activity. Bene, dunque: incrociamo le dita e preghiamo l’Onnipotente di poter almeno sfoltire la lunga barba che nel frattempo ci è germogliata in volto. E invece, inesorabile come la morte e le tasse, ecco apparire chiaro e lampante come niente e nessuno, nemmeno il più volte evocato e mai ben palesato Char Man, potrà risarcirci dell’ora e venti minuti così gratuitamente offerti all’oblio dell’esistenza. Per farsi una sommaria idea di quale sia il grado di terrore evocato in questo secondo puerile atto, basti sapere che rubinetti sgocciolanti e mocciosi agghindati in guisa carnevalesca dovrebbero costituire la presunta forza malefica, modello Sinister, con cui i nostri protagonisti e le loro nevrotiche videocamere sono costretti a vedersela, senza tuttavia che un solo pelo si rizzi sulla nostra epidermide e, anzi, portando il nostro battito cardiaco e il nostro encefalogramma a toccare la piattezza assoluta. Sempre interrogandoci su chi sia ‘sto stramaledettissimo Char Man. Mistero…

Il buon vecchio Lars von Trier ha perfettamente ragione nel sostenere che oggi il cinema è un’arte aperta a tutti. Ma, come una scimmia, secondo la legge delle probabilità, può arrivare a comporre un poema shakespeariano pigiando a caso sulla tastiera di un computer, così anche Ela e Tribble hanno ingenuamente pensato d’improvvisarsi cineasti dell’ultima ora, filmando svogliatamente la loro storiellina nell’arco di un weekend, probabilmente dopo aver fatto zapping tra uno Slender Man e un Come Out And Play, senza aver assimilato completamente né l’uno e né l’altro. Ne viene fuori un gran butto pasticciaccio dinnanzi al quale il concetto di “inutilità” assume di botto un nuovo significato, portando a domandarsi per quale motivo cose di questo calibro possano anche solo vedere la luce del sole in questo nostro mondo. L’educazione e la decenza, condite da una proverbiale dose della suddetta pietà, ci impongono di affibbiare a questo Char Man almeno una misera stelletta di ordinanza. Ma, visto l’andazzo generale, sprecare così impietosamente un piccolo astro a cinque punte appare un peccato bello e buono!