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C’è qualcuno in casa tua

2021
Titolo Originale:
There's Someone Inside Your House
REGIA:
Patrick Brice
CAST:
Sydney Park (Makani Young)
Théodore Pellerin (Ollie Larsson)
Asjha Cooper (Alex Crisp)

Il nostro giudizio

C’è qualcuno in casa tua è un film del 2021, diretto da Patrick Brice.

Dimmi che film guardi e ti dirò chi sei. Oppure sarebbe meglio dire: “dimmi che film hai fatto e ti dirò chi sei”. Prendendo per buona questa cinefila equazione, possiamo dunque affermare che la quotazione da regista di un tizio come Patrick Brice non è che brilli certo di grande sfarzo. Intendiamoci: non che fosse lecito attendersi chissà poi cosa da uno che ha forgiato penna e obiettivo all’interno di una serie ad alto tasso di caoticità come Room 104. Ma è solo con C’è qualcuno in casa tua che la vera natura del nostro ha potuto finalmente venire a galla, rivelando l’ennesimo mestierante di ben scarso talento ma di altissime aspirazioni entrato a far parte della schizofrenica scuderia Netflix, desideroso di darci in pasto un teen horror dalle intenzioni tutt’altro che malvage ma dall’esito bel al di sotto del livello di guardia accettabile. Volendo proprio spezzare una lancia a favore del povero Patrick va detto che il romanzo omonimo di Stephanie Perkins da cui questo filmettno prende le mosse, non prometteva certo grandi cose. Tuttavia è impossibile perdonare al nostro una totale mancanza di coerenza nella scelta del registro da seguire, passando bruscamente da tocchi di slasher puro dai toni particolarmente cruenti a interminabili innesti di turbe adolescenziali e goliardia a buon mercato che nemmeno il più zuccheroso college movie sarebbe in grado di sopportare senza un’adeguata dose di insulina. Ma il vero mistero che si cela dietro a questa scalcinata operazione risiede tutto nelle oscure motivazioni che hanno spinto un pezzo da novanta come James Wan ad aprire i rubinetti della sua blasonata Atomic Monster per dar linfa a un prodottino davvero così poco convincente, arrivando addirittura a bussare alla porticina del caveau di uno come Shawn Levy per rincarare ulteriormente la dose di denaro e fiducia.

Si perché il vero problema alla base di C’è qualcuno in casa tua sta proprio nella totale incapacità da parte dello spettatore di comprendere appieno che tipo di film stia guardando, soprattutto dopo un incipit di innegabile effetto che sembrerebbe farci attendere una sana dose di sollazzante gore modello Scream ma che invece si rivela solo l’anticamera a una versione leggermente più ansiogena e truculenta di High School Musical, con tutti i puberali patemi d’animo connessi ma, ci mancherebbe altro, senza  balli e canzoncine assortite. È infatti in questo folle universo scolastico nella periferia del Nebraska che la sprovveduta Makani (Sydney Park) si è trasferita dopo un luttuoso e misterioso trauma di gioventù, senza sapere che di lì a poco lei e i suoi emarginati, eterogenei, ultra inclusivi e politicamente corretti amici made in Netflix (Asjha Cooper, Jesse LaTourette, Diego Josef e Théodore Pellerin) dovranno vedersela con un misterioso serial killer che mazzola allegramente a destra e manca indossando una maschera con le sembianze della vittima designata, della quale è inoltre  intenzionato a sbugiardare ai quattro venti ogni più recondito segreto. Mentre il terrore serpeggia tra i banchi e il toto-murderer non risparmia proprio nessuno, i nostri imberbi protagonisti saranno costretti a confrontarsi a vicenda circa i propri più o meno oscuri segreti, tra amori inconfessati, sogni infranti e parecchie sbronze.

C’è un momento, durante la visione di C’è qualcuno in casa tua, che ci si illude di stare per assistere a qualcosa di genuinamente libero e folle modello Detention – Terrore al liceo, abbandonando finalmente ogni fronzolo ancora pendente per lanciarsi a capofitto una (in)sana avventura adolescenziale in cui ormoni ed emoglobina possano finalmente raggiungere un karmico equilibrio. Ma, ahinoi, si tratta solo di un pallido miraggio, quando ci si rende conto di essere immersi piedi, ginocchia e deretano in un qualcosa di cui non si ha ancora un’idea precisa nonostante siano passati ben novanta minuti. Un’oretta e mezza che pare quantomeno il doppio, appesantita da poetiche dichiarazioni d’amore, crucci esistenziali e rimpianti per le cavolate di un tempo di cui ancora ci si porta addosso il vergognoso marchio. In tutto ciò la compente thrilling emerge a sprazzi, con tendini e ventri squarciati a tradimento che, per carità, non mancano certo ma che paiono piuttosto una parentesi orrorifica all’interno di guazzabuglio di mille altre cose che con l’horror propriamente detto c’entrano tanto quanto un termosifone a un raduno di boyscout. Che poi, a voler essere onesti sino in fondo, trattandosi di un teen movie mascherato da slasher, di orrore vero se ne vede e se ne prova ben poco, dimostrando come, trattandosi sempre e comunque di un parto controllato di mamma Neflix, C’è qualcuno in casa tua sia in verità rivolto a un pubblico di pischelli che, così come i suoi giovani protagonisti, pretendono brividi senza però mai veramente voler cedere al genuino spavento.