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The Catechism Cataclysm

Titolo Originale:
The Catechism Cataclysm
REGIA:
Todd Rohal
CAST:
Steve Little
Robert Longstreet
Wally Dalton

Il nostro giudizio

Geniale, irriverente, blasfema: una delle sorprese del Torino Film Festival è The Catechism Cataclysm di Todd Rohal, commedia sexy demenziale che ha il gusto di una parabola sotto allucinogeni.

Padre Billy, un eccentrico giovane sacerdote, è costretto a prendere un sabbatico a causa delle parabole inappropriate che racconta ai suoi fedeli. Rintracciato il suo idolo del liceo Robbie, gli propone una gita in canoa sul fiume per ricordare il loro passato musicale. Quando la notte si avvicina, si rendono conto di aver smarrito la strada e le cose cominciano a precipitare.

Irriverente, blasfemo, nel suo piccolo geniale. Il cataclisma del catechismo è un piccolo gioiello di satira religiosa, horror e speed metal, presentato al Sundance Film Festival di quest’anno e selezionato dal Torino Film Festival 2011. Seconda regia per l’autore indipendente statunitense Todd Rohal, è una storia breve e scombiccherata, girata con pochi mezzi e ancor meno scrupoli stilistici o attenzioni per gli effetti speciali. L’apparente trascuratezza non deve però trarre in inganno, perché i soli cialtroni sono i due protagonisti del film – la loro comicità va ben oltre il turpiloquio, scomodando in alcuni momenti le gag verbali di Groucho Marx. The Catechism Cataclysm parte come un film demenziale infarcito di storielle assurde, scoregge e filmati da Youtube, prosegue come roadmovie che tenta (invano) di darsi un tono, e finisce con incubi allucinati e sfilacciati, popolati da ragazzine giapponesi con voglie assassine su musica elettronica spinta.

Fa specie che il protagonista di tutto ciò sia un sacerdote cattolico buontempone, che non ha mai bevuto una birra e che, per sua stessa ammissione, non è mai stato felice. L’abito talare gli va stretto come la bigotteria dei suoi parrocchiani, che si ostinano a chiedere cosa abbiano a che fare con Gesù le storielle che racconta al catechismo – “niente” non è evidentemente una risposta accettabile. Alla missione dissacrante lavora anche l’amico Robbie, che si ritaglia gustosi siparietti con antiparabole su uomini murati vivi e aspiranti suicidi. Nel vuoto pneumatico, il disegno complessivo è abbastanza chiaro: il “cataclisma” si prende gioco di tutto e di tutti, senza andare troppo per il sottile e soprattutto senza ostinarsi a cercare un senso, una morale o più modestamente un finale per una narrazione senza capo né coda. Restano le storie, bibliche o meno, che fanno morir dal ridere (a volte letteralmente). Sarà difficile vederlo sul grande schermo in Italia, ma una speranza rimane sempre.