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C’era una volta – Stagione 1

2011
Titolo Originale:
Once Upon a Time
REGIA:
Adam Horowitz, Edward Kitsis
CAST:
Ginnifer Goodwin (Biancaneve/Mary Margaret Blanchard)
Jennifer Morrison (Emma Swan)
Lana Parrilla (Regina Cattiva/Regina Mills)

Il nostro giudizio

C’era una volta – Stagione 1 è una serie tv del 2011, andata in onda per la prima volta in Italia nel 2011, ideata da Adam Horowitz e Edward Kitsis.

I teleschermi hanno dato i natali a ben due serie a tema favolistico: Grimm, che sposa il procedurale investigativo a echi horror alla Buffy, e C’era una volta (in originale Once Upon a Time), vagamente ispirato al fumetto Fables. Almeno inizialmente, in C’era una volta è la storia di Biancaneve (un’incantevole Ginnifer Goodwin) ad accendere la scintilla del via. La perfida matrigna (Lana Parrilla) non si arrende al lieto fine che vuole la figliastra resuscitata e maritata al Principe Azzurro, e decide di scatenare su tutto il mondo delle fiabe la più crudele delle maledizioni: ogni personaggio viene strappato all’universo incantato e costretto a vivere in una più prosaica cittadina del Maine, Storybrooke, immemore del proprio passato magico e incatenato in una grigia e monotona quotidianità.

L’unica persona in grado di spezzare l’incantesimo si chiama Emma (Jennifer Morrison, la dottoressa Cameron di House), fa la cacciatrice di taglie e non ha amici né famiglia, a parte un bambino dato in adozione appena nato e cresciuto, guarda caso, proprio dalla matrigna, che nel mondo reale si fa chiamare Regina ed è il sindaco di Storybrooke. Il bimbo, Henry, è a conoscenza di tutto, grazie a un misterioso libro di fiabe che racconta per filo e per segno l’intera storia, ma, inevitabilmente, nessuno gli crede.

C’era una volta è partita sul network Abc (lo stesso di Lost, dalla cui scuderia provengono i creatori Adam Horowitz e Edward Kitsis), suscitando da subito interesse e apprezzamenti. Di Lost, la serie riprende la struttura a flashback monopersonaggio, che in ogni episodio ci rivela fondamentali dettagli del passato (fiabesco) dei protagonisti, tracciandone contemporaneamente approfondimenti caratteriali e sfaccettature personali. Come Lost (ma senza l’assuefacente e irresistibile mistero) ci spinge ad allineare e incastrare i pezzi di un mondo “altro”, un universo multiforme e imprevedibile dove tutte le fiabe si intersecano (come in Shrek, ma senza l’ironia citazionista).

Ma la Abc è anche il canale della Buena Vista, e dunque C’era una volta eredita la caratteristica ingenuità di buoni sentimenti della Disney e una sfacciata nonchalance nel mescolare, contaminare, rivoluzionare gli spunti fantastici originari. Non stupitevi, dunque, di trovare un Grillo Parlante umano, il cui migliore amico è un cane dalmata di nome Pongo. Per abbandonarsi a C’era una volta è indispensabile mettere da parte eccessive pretese e sapersi cullare in quell’infantile stato tra il sonno e la veglia di quando, da bambini, i genitori ci leggevano Cenerentola per farci addormentare. Ciò detto, l’intrattenimento c’è, il tentativo di fare qualcosa di nuovo pure, la carica seducente anche: dopotutto, ognuno di noi ha sempre desiderato il suo happy ending.