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Butt Boy

2019
REGIA:
Tyler Cornack
CAST:
Tyler Rice (Russell B. Fox)
Tyler Cornack (Chip Gutchell)
Shelby Dash (Anne Gutchell)

Il nostro giudizio

Butt Boy è un film del 2019, diretto da Tyler Cornack

Una ricerca dello scienziato Nathan Yau ha appurato che, tra il 2009 e il 2014, nei pronto soccorso di tutta America sono entrati quasi diciottomila pazienti con un oggetto infilato su per il retto: il settanta per cento di loro era di sesso maschile e, dulcis in fundo (o a fondo), il cinquantanove per cento degli oggetti estratti comprendeva sex toys. Dati certamente non recentissimi ma che rendono comunque l’idea di quanto questa particolare mania, che a tutt’oggi non pare avere un nome scientifico, sia più frequente di quel che si pensa. Tanto da rappresentare l’idea di partenza del film oggetto di recensione e che definire “bizzarro” rientra in una papabile top ten degli eufemismi. Scritto, diretto e interpretato (mettendoci il culo) da Tyler Cornack, Butt Boy sembra quasi compiacersi della sua apparenza pre-visiva. Quando invece si va alla prova dei fatti, l’unica cosa che si può provare è la confusione, che sia legittimamente positiva o negativa. In sostanza, a qualcuno potrebbe piacere. Facciamo dapprima la conoscenza di Chip, precisamente nel primo quarto d’ora di film: americano e uomo medio, neopapà, sposato con una donna che detesta, impiegato depresso in un’azienda di yes-men superentusiasti.

La svolta avviene quando va per la prima volta a farsi fare l’esame della prostata: la sensazione che prova quando il medico gli infila le dita nel retto gli apre un mondo a cui non vorrà più rinunciare. In pochi minuti lo vediamo passare dalla saponetta della doccia a oggetti sempre più particolari; ciò che viene dopo, dentro, va aldilà dello straordinario, se così ci si può esprimere. È qui che entra in scena il detective Russel B. Fox (un Tyler Rice con una mimica facciale limitata ma magnetica): alcolizzato, entra in un gruppo di recupero per superare la sua dipendenza. E chi trova come sponsor, mimetizzato tra tante anime in pena? Il caso di sparizione di un bambino, infine, renderà il loro rapporto molto più stretto e teso. Inutile dire che l’esperienza filmica di un soggetto così particolare che, progressivamente, volge sempre di più al poliziesco basterebbe già da sola a creare la divisione tra chi si avvicina incuriosito e chi invece urla alla cazzata. Lo svolgimento della trama prosegue ondivaga tra la serietà e il dissacrante: il confronto tra i due protagonisti-antagonisti si muove nel più classico gioco dei sospetti e, proprio quando le atmosfere sembrano averci fatto soprassedere  sui comici presupposti, ecco che arriva l’altrettanto canonico momento della rivelazione ci ributta violentemente nell’assurdo.

Inizia dunque un’ultima parte più horror, sulla quale ancora una volta lo spettatore dovrà valutare la sua personale approvazione. Sicuramente un ultimo capitolo della storia più viscerale (in tutti i sensi) e divertito, a ricordare la natura low budget di questo film. È qui che i cultori dei b-movies troveranno pane per i loro denti, tra water che straboccano di escrementi, mondi impensabili e anatomici e un finale esplosivo condito con sangue ed interiora. Non manca nulla, dunque, e, come nei cocktail più ricchi d’ingredienti, il rischio del mescolone (o mapazzone) difficile da digerire è molto concreto. Butt Boy però ha dalla sua una qualità rara: riesce a risultare credibile in diversi cambi di registro, attraverso un ritmo dosato alla perfezione e mai troppo forsennato. E anche se si dovesse usare la parola “cazzatona”, che importa? Come la suddetta pratica anale, non è detto che una cosa che non volevate provare non possa alla fine pure piacervi.