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Bokeh

2017
Titolo Originale:
Bokeh
REGIA:
Geoffrey Orthwein, Andrew Sullivan
CAST:
Maika Monroe (Jenai)
Matt O'Leary (Riley)
Arnar Jónsson (Nils)

Il nostro giudizio

Bokeh è un film del 2016, diretto da Geoffrey Orthwein & Andrew Sullivan

Ci sono storie d’amore che tendono a essere esclusive e autosufficienti fino al parossismo. Coppie che vedono il mondo come un avversario e che si rifugiano nella propria relazione come se fosse un’isola felice, limitando l’interazione con l’esterno. Una battaglia persa che si scontra con una routine che diventa stretta e con aspettative che tendono a venir tradite. Possono essere molte le cause della fine di un rapporto. Bokeh, opera prima del duo registico Geoffrey Orthwein & Andrew Sullivan, con una trovata in stile Ai confini della realtà (già alla base di La Terra silenziosa – The Quiet Earth – di Geoff Murphy, del 1985) testa il rapporto di Jenai (Maika Monroe, la protagonista di It Follows) e Riley (Matt O’Leary) e lo porta all’estremo, rendendo la coppia appartatasi in vacanza in Islanda, a quanto pare, l’ultima sulla Terra. Dopo alcune romantiche giornate trascorse girovagando per l’isola, i due si risvegliano e scoprono che in giro non c’è più nessuno. Nessuno che risponda al telefono; nessuno che parli al telegiornale; nessuno che produca più energia, nessuno che scriva su WhatsApp. Uno scenario apocalittico che, piano piano, si dipana di fronte agli occhi dei due amanti, i quali dimostrano un diverso grado di accettazione della situazione. Jenai e Riley sono molto diversi: lui è ottimista e si adatta in fretta alla nuova situazione, pur con una buona dose di ingenuità; lei si dimostra disfattista e, sebbene dotata di maggior senso pratico, si lascia andare a speculazioni religiose, anche a causa di un background che viene solo superficialmente accennato.

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Ma anche su questa isola felice in cui il sole apparentemente non tramonta mai, la luna di miele, a un certo punto, giunge al capolinea e lo fa in sordina, senza grosse crisi. Finiti i giochi e i bagni nudi (potremmo dire: finita la passione), rimane solo la quotidianità e il fastidio, la divergenza di vedute che viene sintetizzata nella scoperta della vecchia carcassa dell’aereo. «Non stiamo guardando la stessa cosa» dice a un tratto Jenai a un entusiasta Riley impegnato a fotografare con la sua adorata vecchia macchina analogica. “Bokeh”, è un termine gergale che negli anni Novanta si è diffuso in ambiente fotografico e che significa “sfocatura”. Nello specifico indica le zone fuori fuoco e le loro qualità estetiche.

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Bokeh, il film, mette a fuoco i due protagonisti in un momento preciso, lasciando perdere il prima e il dopo, proprio come in una fotografia. E come se ci trovassimo di fronte la polaroid di due sconosciuti, di cui ci ritroviamo a ignorare il passato e il futuro. Potremmo finire per domandarci cosa ne sia stato di loro, ma potremmo anche disinteressarci completamente. Questo è il grosso limite di questo film, che avrebbe potuto benissimo accontentarsi di essere un cortometraggio, ottenendo risultati migliori. Novantadue minuti sono lunghi, ma forse non sono abbastanza per interrogarsi sui piani di Dio. Superficialmente, Bokeh è il solito film indie sci-fi con uno sfondo romantico. In realtà è l’amara storia della fine di un amore.