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Boarding School

2018
Titolo Originale:
Boarding School
REGIA:
Boaz Yakin
CAST:
Luke Prael (Jacob)
Sterling Jerins (Christine)
Will Patton (Dr. Sherman)

Il nostro giudizio

Boarding School è un film del 2018, diretto da Boaz Yakin.

È destino che, in un modo o nell’altro, prima o poi si finisca per tornare là dove tutto ha avuto inizio: una lugubre accademia, un gruppuscolo d’incauti giovinetti e un oscuro mistero in agguato nel buio. Se persino un esordiente d’illustre famiglia come Andrea De Sica si è trovato – senza troppo successo a dire il vero – a gigionarsi con occulte trame da sottobosco scolastico all’interno di I figli della notte, è indubbio quanto il colossale peso di Suspiria continui a premere sugli occhi e sulle menti di molti cineasti contemporanei, facendo credere a troppi uomini e donne con la macchina da presa di essere dei novelli Dario Argento per il solo fatto di piazzare tre o quattro preadolescenti discretamente picchiatelli tra le anguste mura di istituti non meglio identificati dove la matematica e la geografia non sono certo fra le materie in pole position. Non è perciò una sorpresa venire a sapere che un discreto factotum registico come Boaz Yakin – sulla piazza dal lontano 1994 con un curriculm zeppo di variegati prodottini non certo infimi del calibro di Il sapore della vittoria, Death in Love e Safe – abbia deciso di battezzarsi all’horror con Boarding School, pellicola difficilmente inquadrabile sotto diversi aspetti, certamente affascinante sul versante estetico ma narrativamente farraginosa e a dir poco indecisa su che strada pigliare, esattamente come un malefico vecchietto a bordo della sua automobilina in pieno Raccordo Anulare.

La Boarding School del titolo altro non è che un sinistro collegio per adolescenti “speciali” (aka “indesiderati”) nel quale quel misantropo sfigatello immaturo di Jacob (Luke Prael) viene spedito, senza troppi complimenti, dopo essere stato colto in flagrante a trastullarsi porcacciosamente con i vestiti della nonna defunta, verso la quale egli sembra covare una sinistra ossessione. L’imberbe Norman Bates si trova così a costretto condividere la propria spiacevole prigionia “riabilitativa” con un nutrito gruppo di coetanei decisamente fuori dall’ordinario, composto dallo schizzato Frederic (Christopher Dylan White) affetto dalla sindrome di Tourette, dal bambinone ritardatello Elwood (Nicholas J. Oliveri), dai gemelli Lenny e Calvin (Kobi e Kadin George), dalla precoce ninfomane parricida Christine (Sterling Jerins in versione petite Jennifer Connelly argentiana) e dal timido Zachary (Matthew Miniero) con il volto orribilmente sfigurato dalla leontiasi. Il gruppetto di giovani freaks dovrà sottostare alle rigidissime regole imposte dal mellifluo dottor Sherman (Will Patton) e dalla di lui inquietante consorte (Tammy Blanchard), una perturbante coppia di padroni/istitutori che paiono nascondere un terribile segreto, la cui entità inizia a palesarsi quando la morte comincia a posare il suo pesante e implacabile sudario su tutto e su tutti.

Provate a figurarvi un grosso, sodo e (apparentemente) succoso cavolo, di quelli belli verdi e brillanti da farti venire all’istante l’acquolina in bocca ma che, strato dopo strato, foglia dopo foglia, rivelano tutta l’effimera e illusoria natura di cui sono costituiti. Ebbene, Boarding School è esattamente questo: una bella patinata confezione dal sapore baviano-argentiano, condita con qualche vago sinistro eco polanskiano, ma, a conti fatti, narrativamente confusionario e inconcludente. E dire che di buona e sostanziosa carne quel furbacchione di Yakin ne aveva a bizzeffe da poter mettere sul fuoco, peccato che scelga di optare per una nouvelle cousine di genere tutta imbellettata ma decisamente poco saziante, mancando di dare sostanza di fondo a eventi e situazioni dalle premesse certamente interessanti. Per la prima oretta abbondante sembra di trovarsi dinnanzi a una favola nera burtoniana epurata da ogni possibile sostrato fanciullesco, una sorta di Miss Peregrine imbruttita con la pretesa di ergersi alle tinteggiature orrifico-goticheggianti di Crimson Peak. Insomma, un pastrocchio pseudo-autoriale che si salva giusto in tempo dalla sbrodolata young adult grazie a un’ultima mezz’ora non certo parca di gore, dove tutta la truculenza penosamente annacquata in corso d’opera ha finalmente la possibilità di deflagrare copiosa come Dio comanda, prima che un epilogo stizzosamente ingarbugliato rigetti il tutto nel bordello indistinto di qui sopra. Boarding School avrebbe potuto essere tanto, tutto, finendo purtroppo con l’apparire poco e niente allo scotto di ben centodieci minuti di durata. Un gran brutto peccato!