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Boar

2017
Titolo Originale:
Boar
REGIA:
Chris Sun
CAST:
Nathan Jones (Bernie)
Bill Moseley (Bruce)
John Jarratt (Ken)

Il nostro giudizio

Boar è un film del 2017, diretto da Chris Sun.

Come amava ripetere il grande Lev Tolstoj: “ogni brutto film è brutto a modo suo!”. Non suonava proprio così la citazione dite voi? Beh, poco male, poiché, dopo aver coraggiosamente sopportato i novanta minuti di Boar ogni licenza poetica e filosofica in chiave denigratoria è pienamente concessa. Già da uno che di nome fa Christopher Lee Sun e che dal proprio orrorifico curriculum gronda dense porcate come Come and Get Me (2011) e Daddy’s Little Girl (2012) certamente non ci si poteva aspettare buone cose. Ma venire a sapere fin dal titolo che questa nuova (inutile) fatica filmica pone al centro del proprio essere nientemeno che un cinghialozzo vorace e assassino non può che confermare appieno i più che leciti dubbi in merito a una già labilissima credibilità. A dirla tutta il nostro spavaldo cineasta australiano non è del tutto a digiuno da selvaggina poco raccomandabile dedita al capovolgimento della consueta catena alimentare, tanto da aver sfornato a suo tempo il bislacchissimo Charlie’s Farm (2014), dove, tuttavia, la presenza animale era ancora relegata a un puro contorno. Qui invece, manco fosse il Cujo kinghiano o Lo Squalo spielberghiano, il grufolante porcellone zannuto alquanto cresciutello e parecchio incacchiato la fa da padrone, seminando parecchia morte e altrettanta distruzione ai margini di un’isolata comunità nel pieno sfintere del mondo, un desolato outback dove la creatura ben pasciuta gode addirittura di un’aura mitologica che sconfina nella leggenda.

Proviamo solo per un attimo a fingere che quel piccolo grande capolavoro di Razorback (1984) del tosto Russell “Highlander” Mulchay non sia mai esistito. Lo so amici, è dura! Così come è dura sforzarsi di non tener conto degli innumerevoli figli e figliastri pelosi modello Pig Hunt (2008) e Chaw (2009) che si sono avvicendati nelle ultime decadi sui grandi e piccoli schermi, dimostrando in più di un’occasione come cinghialotti e porcellini d’india vadano a genio giusto per un bel piatto di ragù. Bene: compiuto questo estenuante esercizio d’immaginazione, nonostante tutta la buona volontà e le più che propositive premesse, Boar mantiene del tutto inalterata la propria fisiologica natura di vaccata colossale, dal principio alla fine. Almeno si fosse optato per una sana supercazzola demenziale modello Black Sheep (2006) ora staremmo qui a farci qualche grassa risata senza troppe fisime critiche e mentali. E invece no, purtroppo, poiché il nostro Chris Sun ha maldestramente scelto di prendersi pericolosamente troppo sul serio, lesinando – nemmeno  troppo a lungo – il palesarsi della fantomatica “creatura” attraverso un vedo-non-vedo di ombre e soggettive d’ordinanza – fino a spiattellarci senza ritegno in piena faccia un ridicolo mostracchione fai-da-te. Per ritornare dunque al summenzionato stravolgimento citazionistico tolstojano, partendo dall’assunto che Boar è, per forza di cose, un film orrendo, la questione ora è capire la reale entità dell’orrido in questione, la quale non può che cambiare in base alla sensibilità di ciascuno di noi.

Vi sarà certamente chi apprezzerà la modesta truculenza di un gore casereccio da serie B, così come chi non potrà che bearsi al cospetto della natura profondamente tash del design scelto per rendere l’animalaccio killer il più “materico” possibile, storcendo forse il naso dinnanzi alle poche (ma memorabili) maldestre incursioni della CGI. I più fini e acuti avranno forse qualche difficoltà a digerire fino in fondo le “sporadiche” voragini di una sceneggiatura talmente inconsistente da far apparire il nulla cosmico pesante come un macigno e degna di mandare agli arresti l’autore Kristy Dallas con l’accusa di attentato all’intelligenza spettatoriale. Ma la domanda più pressante che tutti noi ci poniamo è: come ha fatto una tale imbarazzante prova della becera stupidità filmica umana a transitare senza alcuna opposizione – e con parecchio seguito, a quanto risulta – all’interno della selezione di una kermesse come quella del Brussels International Film Festival? Altro che senso della vita; queste sono le vere incognite per le quali vale ancora la pena alzarsi la mattina!