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Blood Vessel

2019
Titolo Originale:
Blood Vessel
REGIA:
Justin Dix
CAST:
Nathan Phillips (Nathan Sinclair)
Alyssa Sutherland (Jane Prescott)
Robert Taylor (Captain Malone)

Il nostro giudizio

Blood Vessel è un film del 2019, diretto da Justin Dix.

In questi nostri tempi oscuri, dove tutto è già stato detto, scritto e ovviamente filmato, l’unico modo per cavar fuori qualcosina di anche solo vagamente originale è di farla strana. Ma veramente strana. E allora bando alle ciance e famolo strano! Questo il potente e spensierato grido di battaglia urlato a pieni polmoni da Justin Dix ancor prima di battere il primo ciak del suo folle Blood Vessel, uno spiazzante orrorino vampiresco capace come pochissimi di unire modernismo e classicità in un prodotto tanto convincente quanto inequivocabilmente trash. Una formula indubbiamente vincente, tutta giocata all’insegna del puro amore per i mostri succhiasangue vecchio stampo che il talentuoso ex effettista speciale aveva dimostrato di covare già dai tempi dell’interessante battesimo del fuoco registico che fu Crawlspace. E così come la fantascientifica opera prima, interamente dominata da claustrofobici orrori pronti a spuntare da in ogni cantone per papparti in un sol boccone, ecco qui ripetersi il meccanismo dei poveri topolini in gabbia braccati da ogni anfratto, in una letterale lotta all’ultimo sangue dove serviranno ben più di qualche paletto di frassino e spicchi d’aglio per arrivare sani e salvi alla prossima alba. Dunque: ci sono un russo, un inglese, due americani, un australiano e due scozzesi.

No tranquilli, non è l’incipit di una barzelletta sporca, bensì l’appello dello scalcinato gruppetto di naufraghi che, sopravvissuti alla silurata di una nave ospedale da parte di un U-Bot tedesco, se ne vanno allegramente alla deriva sulle gelide acque dell’Oceano Atlantico a bordo di un’instabile scialuppa, proprio all’inizio di Blood Vessel. La Seconda Guerra Mondiale è ormai agli sgoccioli, ma i nostri Magnifici Sette paiono essere investiti dalla provvidenziale sfiga fantozziana quando un’enorme vascello battente bandiera nazista inizia a stagliarsi all’orizzonte. Che fare? Rischiare la morte in mare oppure farsi trarre in salvo dagli adepti dello zio Adolf? Optando più o meno unanimemente per la seconda scelta, i sopravvissuti scopriranno ben presto che, ad eccezione di un’impaurita ragazzina con l’insolita passione per i morsi a tradimento, per gli angusti corridoi del vascello di crucchi non ve n’è manco l’ombra. E vorrei ben vedere, visto che il carico, composto per lo più da oggetti d’arte arraffati in lungo e in largo durante l’espansione del Terzo Reich, comprende anche due grosse bare made in Romania, nelle quali riposano in pace nientemeno che un vampiro e la di lui consorte. Ridestati dall’eterno sonno, dopo aver precedentemente banchettato coi crauti umani del fu germanico equipaggio, i due ciucciasangue sembrano intenzionati a passare direttamente al prossimo pasto, il quale avrà come portate principali ciascun membro della nuova incauta marmaglia.

Sarebbe bastato davvero poco a mandare in vacca tutto quanto. E invece, con un colpo da maestro degno del Babe Ruth dei tempi d’oro, il buon Dix riesce a traghettare Blood Vessel dagli insidiosi terreni della boiata kitsch verso i ridenti lidi del sano divertimento di serie B, dimostrando tutto il proprio talento nel plasmare orrori quasi interamente prostetitici e con un tasso di CGI sapientemente mantenuto a ridosso dello zero. Almeno fino allo scoccare del quarto d’ora finale, dove la follia visiva si fa elevata. Certo, vedersi comparire davanti un Nosferatu col faccione gommoso di un pipistrello sotto steroidi non può che lasciare indubbiamente spiazzati. Ma quando il fisiologico stordimento iniziale si dissolve, ecco che quel What a fuck?! già carico e pronto in punta di labbra si tramuta in un nanosecondo in un sincero e liberatorio What a genius! Si, perché di puro genio si tratta, non fosse che per la capacità di rendere credibile e a tratti persino spaventevole un babau che, in altre circostanze e soprattutto in altre mani, avrebbe potuto mutarsi a tempo di record in una sola coi controfiocchi. Fingendo di non prendersi mai sul serio, ma segretamente convinto fino in fondo della bontà delle propria idea, lo scaltro Dix ci serve su di un piatto d’argento un’oretta e mezza di puro intrattenimento senza freni e senza remore, conscio del fatto che, se alla base vi è talento e onestà, allora ogni sospensione dell’incredulità, per quanto estrema possa essere, sarà certamente la benvenuta.