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Bleed With Me

2021
REGIA:
Amelia Moses
CAST:
Lee Marshall (Rowan)
Lauren Beatty (Emily)
Aris Tyros (Brendan)

Il nostro giudizio

Bleed With Me è un film del 2020 diretto da Amelia Moses.

Amelia Moses ha diretto nello stesso anno due film, uno si intitola Bloodthirsty e l’altro Bleed With Me. In entrambi un mito antico, licantropia e vampirismo, sono calati in contesti nevrotici e paranoidi, come se ormai, il vecchio uomo lupo e il vampiro possano raggiungere la giugulare delle virginali donzelle, non più nell’intricata boscaglia o passando da una finestra aperta su una nottata ventosa e lunare, ma attraverso il labirinto corticale della disintegrazione identitaria e percettiva delle ragazze di oggi. L’attrice Lauren Beatty è l’incarnazione di queste intriganti rievocazioni del tradizionale spirito orrorifico. In Bleed With Me, si chiama Emily e con il suo sguardo controllore e l’aggressività latente del materno accudimento, spinge sempre più nelle putride segrete del proprio castello (uno chalet di montagna dall’arredo chic di una rivista progressista dedicata al fine settimana) l’ingenua e sbandata Rowan (Lee Marshall), timida principessina con un passato di violente auto-affermazioni emotive: in altre parole si tagliava. C’è qualcosa di strano nell’aria, già all’arrivo nello chalet. Emily ha invitato l’amica nell’intimo ritiro in mezzo alla natura, dove è presente anche il fidanzato di lei, Brendan (Aris Tyros). Tra i due ci sono le solite complicità e tensioni di una coppia in ricerca perenne di equilibrio. E presto Rowan, da testimone del loro menàge, finisce per diventare il bandolo di un conflitto, regredendo a uno stadio di infantile turbamento. Succedono poi delle cose troppo ambigue ma il punto di vista è chiaramente poco affidabile e in fondo, ok, siamo in un horror e ci aspettiamo che il maniaco salti fuori da un momento all’altro.

Stiamo vivendo la storia con il sentire travagliato di Rowan, la quale è chiaramente una giovane masticata dalla vita e fa presto a intravede minacce sia fuori, tra i rami del bosco, che negli sguardi taciturni e vagamente congiuranti dei due amanti all’interno dello chalet. Del resto Emily ha un atteggiamento abbastanza curioso. Riempie di continuo il bicchiere dell’amica, facendola ubriacare. Il vino, si sa, dà buon sangue. Quando Rowan si ferisce a un dito, poi, l’altra la soccorre infilandoselo in bocca e succhiandolo. Nelle bibite e le pasticche offerte da Emily a Rowan, è sempre più insistente la sensazione che vi sia un collegamento con il sonno improvviso che coglie quest’ultima, per non parlare delle strane visioni notturne di cui non è conseguentemente preda. Intanto i segni dei vecchi tagli sulle braccia che lei cerca di nascondere agli sguardi dei due amanti, “si rinfrescano” durante la notte. C’è anche una strana storia che Rowan si porta dietro. Una donna misteriosa che, qualche tempo prima di quella vacanza l’ha perseguitata inspiegabilmente per un po’. Chi è quella donna? C’è forse di mezzo Emily e i suoi occhi di bue a corto di biada? O è tutta una balla di Rowan?

Bleed With Me gioca alla grande con il poco che ha a disposizione. Ci mostra una cosa e la divide per cinque, ingrandendo dall’interno una vicenda esile e trasformandola in un kolossal sulla schizofrenia. In fondo stiamo vedendo tre personaggi in una stanza, pochissime scene in esterno e del tutto ininfluenti e nonostante questo avanziamo lungo gli ottanta minuti scarsi aggrappati a un filo di metallo, lordo del sangue delle nostre stesse dita. Rowan è un mistero fitto, di lei chiaramente sentiamo di non poterci fidare. Lei è sempre più un coniglietto sperduto nel bosco affamato: i lepori la adocchiano docili e fiabeschi nella tappezzeria del bagno ma anche sgozzati e penzolanti lungo un sentiero nella foresta. La lupesca e buona amica Emily, sotto le coltri del sonno, succhia il sangue delle sue ferite al braccio. Sappiamo già che il film non ci darà le risposte, anche se forse l’imbeccata è più verso la presunta follia di Rowan, condotta allo chalet da Emily per “accudirla e legarsi a lei nel laccio del bisogno” ma sono troppi gli elementi che non tornerebbero in questo caso. Il discorso sui rapporti sentimentali come sigilli tra sanguinosi parassiti resta in ogni caso. E poi magari Emily è davvero una vampira o più razionalmente affetta da ematolagnia.