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Bitch

2017
Titolo Originale:
Bitch
REGIA:
Marianna Palka
CAST:
Marianna Palka
Caroline Aaron
Eric Edelstein

Il nostro giudizio

Bitch è un film del 2017 diretto da Marianna Palka, presentato in anteprima nella sezione Midnight del Sundance Film Festival 2017.

Bitch: mai un titolo più azzeccato per un film che narra una vicenda decisamente assurda: Jill, interpretata dalla regista stessa, Marianna Palka, è una desperate housewife (in senso letterale) con quattro figli a cui badare ed un marito, Bill (Jason Ritter), perennemente assente che pensa solo al suo lavoro e all’amante che lo attende tutti i giorni in ufficio. Sin dalla prima sequenza la donna tenta invano di suicidarsi, il suo esaurimento nervoso sembra peggiorare vorticosamente fino a quando improvvisamente scompare. Saranno i figli a ritrovarla, diverse ore dopo, nel seminterrato, completamente nuda, ricoperta dalle sue stesse feci e intenta ad abbaiare e ringhiare. La storia della psicanalisi ci insegna che ogni nevrosi è diversa dall’altra e gli effetti possono essere i più stupefacenti: Sabina Spierlein sviluppò una tendenza sadomasochista, Anna O. divenne inspiegabilmente idrofoba… Jill diventa un cane a tutti gli effetti. L’incipit del film, la situazione surreale che suscita ilarità nei figli di Jill, è decisamente originale e nasconde dietro la componente divertente una drammatica storia di incomprensioni e disperazione che sfocia in un dolore ignorato dalle persone che dovrebbero essere le più vicine.

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La vita di Bill capitola in pochi giorni e Polka ci mostra tutto ciò con un esilarante ritmo ansiogeno: totalmente incapace di gestire la situazione e i figli (solo portarli a scuola è un’impresa rocambolesca) cerca di sfruttare la sorella della moglie come sostituta alla figura materna. Ma la soluzione palliativa ha breve durata e Bill si trova presto solo senza un’amante e un lavoro. Degni di nota sono i toni black comedy, evidenziati da una figura maschile talmente ignobile da risultare comica e con cui si tende a simpatizzare in quanto sembra, per assurdo, che il dramma più grande sia vissuto proprio da quest’ultimo e non dalla moglie diventata un rabbioso quadrupede costretto a vivere in cantina. Bill è il personaggio meno umano di tutti: lui che di fronte alla moglie con ancora al collo la cintura utilizzata per impiccarsi si gira dall’altra parte, lui che prende la malattia della consorte come un affronto personale e preferisce tenerla nascosta nel seminterrato piuttosto che farla ricoverare scatenando le chiacchiere dei conoscenti. La rabbia feroce decreta un dramma dell’incomunicabilità portato all’esasperazione: Jill abbaia e ringhia perché non sa come esternare il suo dolore, Bill urla a squarciagola, si ubriaca e ignora il problema piuttosto che prendersi delle responsabilità.

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Al contempo la preoccupazione più grande dei figli sembra, sempre per assurdo, quella di essere nutriti e scarrozzati a scuola, quasi come se vivessero la grave situazione come un divertente gioco. L’atmosfera strampalata e insopportabilmente grottesca è il punto a favore di Bitch, in particolare la prima parte del film ci regala immagini disturbanti che ritraggono perfettamente questa sconvolgente trasformazione kafkiana. Purtroppo nella seconda parte tutto ciò viene diluito e messo in secondo piano dal discorso emotivo legato alla figura della madre in crisi che sconvolge l’intero nucleo famigliare e al contempo costringe a creare legami più soldi di quelli che può instaurare la routine, un passaggio probabilmente necessario data la mole di carne buttata sul fuoco da Polka.  In conclusione Bitch rappresenta un originale sguardo femminile sul tema della malattia mentale, ma anche sull’amore ritrovato ed i legami famigliari che disgregano l’individuo. Un’opera feroce e coraggiosa, scritta diretta e interpretata da una regista pronta a mettersi a nudo in nome del cinema.