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Birds of Prey

2020
Titolo Originale:
Birds of Prey and the Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn
REGIA:
Cathy Yan
CAST:
Margot Robbie (Harleen Quinzel/Harley Quinn)
Mary Elizabeth Winstead (Helena Bertinelli/Cacciatrice)
Jurnee Smollett-Bell (Dinah Lance/Black Canary)

Il nostro giudizio

Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn è un film del 2020, diretto da  Cathy Yan.

Psichedelico, adrenalinico, chiassoso e stravagante: Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn) è dal 6 febbraio nei nostri cinema. La chiave del successo è trovare la propria identità. Parliamo dell’identità cinematografica, quella cifra stilistica che prima di Wonder Woman era mancata al DC Extended Universe, colpevole di aver cercato di eguagliare la concorrenza. La scelta appare ormai evidente: rinunciare a un universo DC integrato, preferendo invece soffermarsi sulle singole potenzialità dei personaggi, che risultano così liberi dalle dinamiche di un’ampia e troppo complessa struttura narrativa. Dopo il planetario successo di Joker, Warner/Dc si concentra così sul personaggio esplosivo di Harley Quinn, interpretato magistralmente dalla bionda Margot Robbie, qui anche nel ruolo di produttrice. L’attrice porta con sé un percorso interpretativo a dir poco eclettico ed entusiasmante: dalla bambola di The Wolf of Wall Street all’intrattabile Tonya, per arrivare alla nostalgica e romantica incarnazione di Sharon Tate in C’era una volta…a Hollywood. Per riassumere, Margot Robbie è una fantasmagorica interprete che trasforma personaggi in icone. In Suicide Squad, in fondo, era riuscita ad emergere nonostante la mediocrità della pellicola, costruendo una protagonista sensuale e folle, una dama gotica irriverente e sfacciata.

La curiosità attorno allo sviluppo di Harley Quinn è l’aspetto che, probabilmente, determinerà i risultati eccellenti di Birds of Prey sia in termini di gradimento del pubblico sia in riferimento al box office. La scelta di dedicare un’intera pellicola a un’antieroina femminile non sorprende ed è una conseguenza del successo del film di Patty Jenkins e di Captain Marvel. Perché nella pellicola, la Harley Quinn di Margot Robbie abbandona la sensualità a favore di un look ribelle, incarnando uno spirito da bad girl rivoluzionaria che cavalca l’onda femminista del periodo storico e cinematografico che stiamo attraversando. Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn) è una storia contorta raccontata dalla stessa Harley come solo lei sa fare. Una narratrice fuori campo che sfonda la quarta parete. Squilibrata e anticonformista, Robbie si muove sinuosa in scene ben coreografate, appoggiata a comprimari di tutto rispetto: il più malvagio narcisista di Gotham, Roman Sionis, interpretato da un inedito e perfetto Ewan McGregor, la Cacciatrice, Black Canary, Renee Montoya e Cassandra Cain. Una sfida coraggiosa quella di provare a puntare su un cast tutto al femminile, dimenticando per un attimo la presenza ingombrante di Joker e lo sfondo cupo e soffocante di Gotham.

Le lente con cui viene filtrata la pellicola porta la firma di Harley Quinn, una vera e propria trasposizione del personaggio che modella a sua immagine e somiglianza la narrazione. L’uso di colori accesi e vivaci a partire dai primi minuti del film – in cui Harley riassume la sua vita con l’aiuto di immagini animate in 2D – fino all’inedita rappresentazione della città del crimine ci catapulta in una dimensione quasi parodistica. Se nei molteplici film dedicati a Batman la città è buia e sinistra, in Birds of Prey vediamo strade brillanti e accese, che nascondono pericoli ad ogni angolo. Harley Quinn e le sue compagne trascinano la folla e lo spettatore in un film imprevedibile, uno standalone che non ti aspetti e che, registicamente, miscela action movie, musical e cinecomic. La regista Cathy Yan cattura brillantemente la psicopatia e la follia dei personaggi, disegnando il fuoco scintillante di Harley in relazione all’atmosfera della città in cui si muove. C’è il caos, c’è energia e c’è uno spirito avventuroso acrobatico. Birds of Prey non reinventerà il genere dei supereroi ma di certo c’è che DC, finalmente, ha decifrato il codice del suo successo: la potenzialità delle singole storie. Avanti così.