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Baila guapa

1979
Titolo Originale:
Baila Guapa
REGIA:
Al Midweg (Adriano Tagliavia)
CAST:
Gloria Piedimonte
Erna Schurer
Vincenzo Crocitti

Il nostro giudizio

Il fenomeno “Guapa” esplodeva grazie alla trasmissione Discoring e Guapa era il titolo con cui venne messo in macchina il film, che si sarebbe poi chiamato Balla Guapa e, infine, Baila Guapa, spagnolizzato, come da voce off che nel brano d’origine esortava Gloria Piedimonte a scatenarsi sulla pista di una discoteca. Dal 23 ottobre 1978, la Herald Films di Luciano Bellucci avvia la classica operazione predatoria sulla hit televisiva, che si interseca anche con l’assist che ai nostri cinematografari diede La febbre del sabato sera, la cui uscita italiana era storia di pochissimi mesi prima. A dirigere, chiamano Adriano Tagliavia, montatore di base e in caso anche regista, mentre la sceneggiatura sulle carte ministeriali reca la firma di Gustavo Palazio e Marcello Marchesi – il quale ultimo, però, scompare ai generici. Il film è fatto addosso alla Piedimonte, ovviamente, che si chiama Gloria anche nella finzione e parla con la voce di Alida Cappellini. Da anni, in forza alla scuderia di Tony Askin, l’attrice mantovana aveva cercato un ubi consistam nel cinema, che era arrivato sostanzialmente in piccole e medie parti, quasi sempre nuda e mora, come da colore naturale. Ma Discoring l’aveva proposta con capello cortissimo e biondo e tale appare in Baila Guapa, anche se il taglio è un po’ più lungo di quello alla maschietta del piccolo schermo. Il dato che colpisce, però, è la bellezza del viso e in particolare degli occhi, morbidi e radianti, che in nessun film pregresso erano risaltati in questo modo (la fotografia è di Gian Luigi Battaglia e il merito sarà anche un po’ suo). L’apologo, che è una specie di pseudo-biografia, parte con Gloria impiegata in una fabbrica di materassi (Permaflex, ovviamente), con la passione per il ballo, una madre vedova incarnata da Erna Schurer, che si porta a casa il ganzo (un viscido, che adocchia la figlia con occhio concupiscente), e uno spasimante scioccone affidato a quell’attrezzo di Vincenzo Crocitti. Per la prima mezz’ora, non gli si darebbe una lira, a ‘sto Baila Guapa, perché non ingrana, non decolla e perde tempo dietro gag sceme con Crocitti che fa a gara, lui in bici e l’altro su un camion, con un pugliese, finendo per schiantarsi stile cartoon. Cambia musica quando Gloria, una sera a Roma, accompagnata da una specie di Tony Manero della situazione (sarebbe Giancarlo Prete, che poi si svelerà un pavido figlio di puttana, quale promette di essere non appena lo si guarda in faccia) si scatena su una musica disco in un locale, dove è presente Truciolo, alias Enzo A. Vallone, biondo Apollo angelicato che era anche lui della partita, avendo spiccato il volo negli show televisivi come ballerino. Quesito: la Piedimonte lì si scontra in pista con una bionda agée che ballava con Truciolo; chi era?

Intanto il dramma si consuma nel paesino a Culonia dove abita la Gloria. Il datore di lavoro la invita a casa per farsela e, non bastasse questo, la madre un giorno la mette alla porta, perché serve spazio per il suo stallone: il tutto molto educatamente. Scene assurde, ma tant’è. Alle quali si aggiunge il due di picche che le dà Prete, quando lei è convintissima che andrà ad abitare con lui – che in realtà è sposato, come Gloria viene a sapere quando, trasferitasi a Roma, adocchia un tg in cui si dice che il tipo è rimasto coinvolto in un incidente: corsa in ospedale e sorpresa sorpresa, si trova di fronte la moglie. Ma sul piatto della bilancia cominciano ad aggiungersi i pesi positivi, finalmente: primo, una camminata della protagonista nel centro di Roma che si trasforma in un balletto sulla musica che lei, più che in testa ha nel sangue – stile cinema verité o quasi, con i passanti che la guardano. Notevole. E poi, dopo la batosta di Prete e dopo che vari impresari ai quali si è rivolta per lavorare come ballerina, le dicono papale papale che o scopa o nisba, secondo pinnacolo, allorché Gloria ha una tentazione sucida, di lanciarsi in un dirupo, ma viene fermata da Truciolo (l’angelo custode, insomma). Il quale la consola e la coopta all’interno di una comunità di hippy peace & love. Falò e corse sulla spiaggia, schittarate seduti attorno ai monumenti dell’Urbe (sullo sfondo campeggiano le scritte Kossiga boia, il segno dei tempi che si intrufola) e alla fine un’occasione, quando Aristide Caporale, adocchiatala in discoteca mentre si scatena con Truciolo, offre a Gloria un ingaggio serio, stavolta, niente do ut des. Dovrà esibirsi in teatro come entrée di un concerto di Renato Zero.

Gloria esita, poi accetta e si butta a coprire il ritardo del cantante, ballando scosciata e prendendosi una bordata di fischi e di risate. Piange, si ferma, poi alza la testa e manda tutti a fare in culo. Silenzio. Riprende il numero, si scatena in un ballo dionisiaco. Truciolo la assiste. E alla fine sarà un’ovazione. Purtroppo, sentono il bisogno di attaccarci la ricomparsa dell’attrezzo, di Crocitti, cane monumentale, che nel frattempo era andato cercando la Gloria per tutta Roma. Hanno il fegato di fargli urlare, comparso in teatro al dunque: “Baila Guapa!”. E lei, nel tripudio finale, che fa? Gli corre dietro, lo raggiunge fuori dal teatro, il rimmel che le cola con le lacrime, monta in bicicletta con lui e se ne va. Baila guapa è uno di quei film, a voler citare Bruno Mattei, che “né li salvi né li ammazzi”. Come dire: sono lì a mezza strada, hanno del buono ma anche del pessimo. Il buono sono senza dubbio la Piedimonte e Truciolo, che restano due belle figure, lui magari mono-espressivo, ma lei davvero brava, capace, e tale da lasciare il rimpianto che, a parte questo film, sia stata usata al massimo come vittima nei Circeo-movie o come compagnuccia libidinosa della Guida in, tanto per dire, La liceale. L’erotismo resta il grande sconosciuto, neanche un accenno, salvo gli stacchi di coscia monumentali della Piedimonte, tant’è che in censura passò come “per tutti”, senza colpo ferire, il 21 febbraio del 1979.  La prima proiezione pubblica fu fatta al Filarmonici di Ascoli Piceno. Due parole sulle musiche, di Boncompagni e Paolo Ormi, con in mezzo pure una esibizione-videoclip dei Collage che cantano da cima a fondo la loro hit Voli anche tu. Nota bene: Anna Valentino o Toffoli che dir si voglia, balla di sfondo in un locale su palafitte, durante il primo incontro danzereccio tra Gloria e Prete.