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Bad Luck Banging or Loony Porn

2021
REGIA:
Radu Jude
CAST:
Katia Pascariu (Emilia)

Il nostro giudizio

Bad Luck Banging or Loony Porn è un film del 2021, diretto da Radu Jude.

Bad Luck Banging or Loony Porn – un titolo lungo che significa pressappoco “La scopata sfortunata o un pazzo video porno” – del rumeno Radu Jude, Orso d’Oro a Berlino, è un film che ha dell’incredibile. Basterebbe l’inizio per giustificare l’aggettivo. In un video amatoriale vediamo un uomo e una donna spogliarsi, lei a seno nudo e con il pelo de fori, lui con il pene eretto: quindi lei gli fa un pompino e infine si fa penetrare nella vagina, accompagnando il focoso amplesso col dirty talking. Tutto girato dalla prospettiva di lui, in pov e in primo piano: tutto chiaramente visibile, real hard, niente simulazione. Un porno l’abbiamo visto tutti, ma che una scena di sesso non simulata finisca in un festival d’élite come quello di Berlino non è certo una cosa di tutti i giorni: è una provocazione artistica degna di autori come Lars von Trier o Gaspar Noè, ed è forse un segnale che la tanto discussa autocensura inizia (finalmente) a mostrare delle crepe. Ovviamente Bad Luck Banging non è tutto qua, non è un puro esercizio masturbatorio, perché affronta un tema scottante della sessualità ai tempi del web, il revenge-porn: cioè i video porno messi in rete da un uomo per vendetta o ripicca nei confronti della donna protagonista, uno spregevole fenomeno che ha portato a conseguenze spiacevoli e talvolta tragiche. La storia, scritta dallo stesso regista, è quella di Emilia (Katia Pascariu), un’insegnante rumena che vede messi in discussione reputazione e lavoro per questo video caricato sul web – non è ben chiaro se dal marito (o era un amante?) o da qualcun altro, ma non ha importanza – e visto da alunni e genitori.

La donna viene convocata in una riunione scolastica con gli altri docenti e i genitori dei ragazzini, per dibattere una questione fondamentale: è giusto che possa continuare a insegnare o deve essere licenziata? Quasi tutti la aggrediscono verbalmente, e non solo, e il film mostra tre possibili conclusioni. Già, perché Radu Jude avrebbe potuto trattare un tema così complesso attraverso un’opera di stampo classico, e invece adotta una pluralità di linguaggi anarchica e sperimentale che va dal realismo drammatico al grottesco, dalla satira al bizzarro, trovando anche in questa molteplicità un carattere d’avanguardia che gli ha fatto meritare l’Orso d’Oro. Bad Luck Banging, girato interamente durante la pandemia, per cui tutti i personaggi indossano la mascherina, ha una struttura tripartita, con capitoli accompagnati da titoli ermetici su sfondo fuxia. La prima parte è quella più convenzionale, girata con un asciutto realismo, e vede la bella protagonista girare per le strade di un’anonima Bucarest, fare la spesa, visitare conoscenti, mentre al telefono parla del suo video hard finito in rete, il tutto girato in una sorta di cinéma vérité. Qua il ritmo è lento, la regia utilizza numerosi piani-sequenza e inquadrature lunghe (uno stile che sembra tipico del cinema dell’Est, pensiamo a Kieslowski), mentre segue Emilia che si muove fra strade moderne e casermoni in rovina, incontrando personaggi pittoreschi. Quando inizia la seconda parte, sembra di assistere a un altro film: dal realismo ci spostiamo in un linguaggio sperimentale e anti-narrativo con accostamenti paratattici, dove vediamo di tutto, fra immagini di repertorio sulla guerra, scene comuni di società, una vagina in primo piano, un altro pompino non simulato, una donna che si penetra con un dildo di gomma, un porno vintage con un cunnilingus, immagini su temi sociali e altro ancora. È una descrizione criptica della società rumena, forse un po’ fine a se stessa, ma poco importa, poiché presto inizia la terza parte, che entra nel nucleo della vicenda.

Emilia è convocata nella fatidica riunione, che ha tutta l’aria di un grottesco processo, in un cortile, dove è sottoposta al giudizio dei genitori dei ragazzi, scandalizzati (gli adulti) per quanto hanno visto – e che rivediamo, sul tablet di uno dei protagonisti: la preside fa un po’ la parte del giudice e del mediatore, mentre genitori e insegnanti – perbenisti, piccolo-borghesi e bigotti, ci sono anche un militare e un prete – inveiscono sulla sventurata con la loro morale ipocrita. La regia cambia nuovamente registro stilistico, utilizzando un’estetica particolarmente curata, una fotografia colorata e illuminata da luci primarie, con primi piani e zoom. I dialoghi, frenetici e ricchi di turpiloquio, mettono a nudo il cuore del problema, passando in rassegna – in modo non banale – i temi connessi al revenge-porn, grazie anche alla veemenza degli interpreti (in primis, la semi-esordiente ma bravissima Katia Pascariu). Un’insegnante può avere una vita sessuale? (Ovviamente sì, ma i bigotti non sembrano d’accordo). È colpa sua se il video è stato diffuso? È etico? Può continuare ad essere un modello per i ragazzi? Perché la vittima è colpevolizzata? Bad Luck Banging invita alla riflessione e diventa una sorta di film giudiziario, ma con la regia di Jude non sappiamo mai cosa aspettarci, per cui si inventa un finale a tre soluzioni. Una in cui la donna viene assolta, una in cui viene licenziata, e infine una – da vedere per credere – in cui Emilia si trasforma in una sorta di super-eroina e punisce gli accusatori penetrandoli in bocca con un fallo di gomma, in uno sfavillio di luci. E il film si chiude così: chi ha concepito qualcosa di simile, variando tra i registri più differenti e mettendo in scena un tema scottante in modo tanto provocatorio e irriverente, è insindacabilmente un genio.