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Babylon Berlin – Stagione 3

2020
REGIA:
Tom Tykwer, Achim von Borries, Hendrik Handloegten
CAST:
Volker Bruch (Gereon Rath)
Liv Lisa Fries (Charlotte Ritter)
Peter Kurth (Bruno Wolter)

Il nostro giudizio

Babylon Berlin – Stagione 3 è una serie tv del 2017, ideata da Hendrik Handloegten, Tom Tykwer e Achim von Borrie.

La nostra epoca sembra caratterizzata dall’attesa di una imminente sventura. Con l’ascesa mondiale dei populisti, sono emerse analogie storiche rispecchiate e rafforzate dalle produzioni culturali, sia in termini letterari che cinematografici. Si è riparlato molto del fascismo con la vittoria elettorale di Trump, è tornato di moda leggere le memorie di Stefan Zweig in Il mondo di ieri, in cui il mondo prebellico brilla e brucia come una “epoca della sicurezza perduta” . E ovviamente serve anche guardare Babylon Berlin, la produzione televisiva tedesca di maggior successo degli ultimi anni, la cui terza stagione in Italia si è appena conclusa su Sky. La serie si svolge nel 1929, pochi anni prima della fine della Repubblica di Weimar. E non si può guardarla senza individuare nella trama dei paralleli con il nostro presente. La disintegrazione dello stato è attesa con disincanto, una tale decadenza non si era mai vista. Ci sono i buoni, i cattivi e alcuni indecisi. Ci si chiede, allora come ora, chi sia dalla parte giusta, cercando di capirlo scrutando i volti imperturbabili dei protagonisti. Babylon Berlin, questo mega-progetto dell’industria dello spettacolo tedesca, si basa sui romanzi polizieschi di Volker Kutscher piuttosto classici, ma meravigliosamente rapidi e brutali.

Tuttavia, i tre registi Hendrik Handloegten, Achim von Borries e Tom Tykwer si sono emancipati dal modello letterario abbastanza liberamente, soprattutto quando si trattava di dare alle storie uno spessore e un messaggio politici di grandi dimensioni. Diversi, ad esempio, il commissario Gereon Rath (Volker Bruch), molto sensibile e molto instabile, un po’ meno audace del personaggio letterario cui si ispira, e la sua giovane collega Lotte Ritter (Liv Lisa Fries), una donna che sgomitando in un sistema di polizia molto maschilista spezza sicuramente una lancia a favore della parità di genere. Entrambi hanno indagato nelle prime due stagioni nell’ambiente del porno e della prostituzione, qui si tratta di intrighi ai piani alti dello stato, del Maggio di Sangue, delle connessioni tra le forze conservatrici e nazionalsocialiste, dei retti democratici che stanno attraversando un momento sempre più difficile. E, naturalmente, la Berlino incredibilmente selvaggia viene esaltata in scene molto contemporanee e tanto allegre, con le feste e i loro balli estatici e bizzarri. Forse si potrebbe intravedere l’intenzione di compiacere sia lo spettatore adulto dipendente dalle crime-stories che il giovane spettatore seriale, ma tutto sommato l’impresa ha avuto successo per aver prodotto, già dalla prima stagione, finalmente una grande serie tedesca di successo internazionale – con Lars Eidinger come giocoliere finanziario plausibilmente corrotto, Matthias Brandt come capo filantropico della polizia politica, con Fritzi Haberlandt come governante meravigliosamente turbata e con numerose battute perfette.

Babylon Berlin – Stagione 3 inizia un pò pigra, con una scena che ricorda moltissimo C’era una volta in America, quando Noodles/De Niro esce dal carcere atteso dai compagni e da una donna. Inizialmente la narrazione soffre del malessere televisivo tedesco, di far capire allo spettatore ogni sottile tocco dell’azione attraverso sguardi eccessivamente importanti e intrusioni melodrammatiche. Ma poi al terzo episodio si ha la svolta, e il divertimento televisivo aumenta, a volte anche in modo piuttosto goffo. Un film espressivamente sovraccarico viene girato nello studio cinematografico di Babelsberg, siamo nei primi anni del cinema sonoro, con splendidi interludi di canto e danza, ma con la piccola complicazione dell’uccisione dell’attrice protagonista, che a sua volta è ciò che la mafia berlinese, che finanzia il progetto, considera come un problema capitale. L’assassino è travestito da fantasma nero, all’inizio non si sa molto di più, ma la trama del crimine, che persiste ed è in qualche modo complicata e anche in inaspettatamente dispiegata, non sembra comunque così importante in confronto ai messaggi reali di una narrazione verticale all’inizio e orizzontale nel finale, quando gli eventi annunciano la ormai chiara e inevitabile ascesa del Nazismo.