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Baby – Stagione 2

2019
Titolo Originale:
Baby
REGIA:
Andrea De Sica, Letizia Lamartire
CAST:
Benedetta Porcaroli (Chiara Altieri)
Alice Pagani (Ludovica Storti)
Riccardo Mandolini (Damiano Younes)

Il nostro giudizio

Baby – Stagione 2 è una serie tv del 2019, ideata da Antonio Le Fosse, Giacomo Mazzariol, Marco Raspanti, Romolo Re Salvador ed Eleonora Trucchi.

Per chi si fosse perso la prima stagione, Baby è una serie Netflix prodotta dalla Fabula Picuters, con la regia di Andrea de Sica, Anna Negri e Letizia Lamartire, sulle vicende di alcuni adolescenti nella Roma pariolina e le loro vite, che si intrecciano con giri di prostituzione minorile, droga e affari illeciti. Tutto regolare insomma, ma in realtà è molto di più. È una serie sul disagio esistenziale, segreti, rancori e sull’importanza di apparire agli occhi della società. La seconda stagione inizia con un omaggio a Kubrick (la camera 237 e la sequenza in soggettiva della porta della stessa che viene aperta), per poi tornare al Liceo Collodi intorno al quale ruota tutta la storia. Tutto ricomincia con la solita routine dopo la pausa estiva, ritroviamo le solite facce e i soliti (ma anche nuovi) segreti. Vengono ripresi i fili della storia laddove era stata lasciata, ma con alcune novità: Chiara (Benedetta Porcaroli) fidanzata con Damiano (Riccardo Mandolini), Ludovica (Alice Pagani) che continua a mentire a sé stessa e alla madre, l’omosessualità di Fabio (Brando Pacitto) e la scoperta delle proprie identità, meschinità e pulsioni di tutti gli altri. Quello che inizialmente sembrava essere solo un gioco, adesso è diventato la normalità o addirittura una necessità.

Vengono approfonditi i personaggi sotto una nuova luce: i genitori adesso sono più presenti e si preoccupano del loro rapporto con i figli, ma è uno sforzo labile, perché essi appaiono come Giganti di vetro che possono infrangersi alla minima scossa; quasi tutti hanno le mani sporche di soldi e affari illegali, sesso a pagamento e soprattutto bugie. Sono molto più interessati a conservare una parvenza di normalità, un aspetto placido e sereno davanti alla società che vuole tutti perfetti e sorridenti, piuttosto che ammettere il proprio fallimento. Ottime prove di Isabella Ferrari (Simonetta) e Claudia Pandolfi (Monica); si aggiunge anche un torbido Max Tortora che interpreta Roberto de Santis, il padre di Brando (Mirko Trovato), uno dei ragazzi che in questa stagione ricopre un ruolo importante. I rapporti tra i personaggi si intrecciano, si infittiscono e si complicano, perché non c’è niente di più difficile e complesso delle relazioni umane. Tutta la serie corre sul filo della tensione, come se stesse per esplodere una bomba da un momento all’altro, capace di distruggere ogni cosa: affetti, legami e convinzioni; la detonazione, però, viene solo ritardata. L’angoscia si accumula durante tutta la storia, le varie vite sono mosaici che corrono paralleli e si sovrappongono, a volte, lungo una macrotrama che scivola latente e pericolosa.

Ha vagamente il sapore di una tragedia greca, gli Dei sono caduti e morti, agli eroi non resta che fare i conti con sé stessi. Privi di ogni direzione o meta se non un piacere puramente estetico o sibaritico. Emblematici e significativi gli indizi sparsi qua e là: la lavagna che mostra i tre stadi della esistenza di Kierkegaard, il suo pensiero ricorre più volte; le icone nella camera di Damiano e i costumi della festa di Halloween. Tutti messaggi in codice quasi, che possono aiutare a comprendere un mondo ed una società. Anche adesso, e forse più di prima, i cellulari con le loro applicazioni; i social la fanno da padroni e mostrano una umanità slegata dalla materialità, ma connessa virtualmente, in cui tutti sanno tutto di tutti. Tutto è gioco e apparenza. L’individuo si realizza solo nel branco, perché la propria infima individualità è troppo debole per stare da sola e necessita di altre schegge per formare una personalità: le scene di bullismo ne sono una prova. Tutti i personaggi sono incapaci di parlare, o si rifiutano di farlo perché non ha senso sforzarsi di essere normale, quando puoi e devi essere speciale e prefetto agli occhi del mondo. Baby – Stagione 2 è un buon prodotto: la fotografia, di Francesco di Giacomo, è molto attenta alle scene, dosando luci e colori a seconda della necessità e della narrazione. Ottime le musiche di Yakamoto Kotzuga che oltre a comporre un tema musicale angosciante e minimalista, prende dalla cultura pop contemporanea per definire meglio un mondo fatto di adolescenti e adulti con problemi relazionali ed esistenziali.