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Baby Reindeer

2024
REGIA:
Weronika Tofilska, Josephine Bornebusch
CAST:
Richard Gadd (Donny)
Jessica Gunning (Martha)
Nava Mau (Teri)

Il nostro giudizio

Baby Reindeer è una serie tv del 2024, ideata da Richard Gadd.

Non capita tutti i giorni, soprattutto di questi tempi, imbattersi in una serie coraggiosa ed emozionante come Baby Reindeer, uscita l’11 aprile su Netflix e saltata in breve tempo in cima alle classifiche grazie soprattutto al passaparola sui social. L’aspirante stand-up comedian Donny (Gadd) si guadagna da vivere in un pub di Londra sognando il successo, quando un giorno conosce Martha (Jessica Gunning), una donna cicciottella e stramba, che dice di fare l’avvocato, ma non ha un soldo per prendersi una tazza di the. Donny si mostra gentile con lei e gliela offre, e prova in qualche modo un’attrazione per Martha, per la sua risata squillante e la sua vita misteriosa. Ma l’interesse della donna verso il ragazzo si fa sempre più morboso; Martha chiama Donny “Piccola Renna” lo tempesta di centinaia di email al giorno, staziona al bancone del bar per ore durante il suo turno di lavoro e diventa presenza fissa negli spettacoli dove Donny inizia a muovere i primi passi come comico. La presenza della donna nella vita di Donny si fa sempre più ingombrante, con ripercussioni non solo nella vita del ragazzo, ma anche in quella della sua fidanzata transessuale e dei suoi genitori.

Se le premesse sembrano alludere a una commedia romantica un po’ weird – lo stesso aveva pensato Netflix per promuovere il titolo – Baby Reindeer è tutt’altro che una commedia. L’abuso, psicologico e fisico, in tutte le sue molteplici sfaccettature, impregna i sette episodi della miniserie, scritta, ideata e interpretata da Richard Gadd, ed è proprio nelle sue diverse sfumature che funziona alla perfezione, colpendoti dritto allo stomaco. Se tv e cinema ci hanno da sempre abituato a storie dove i carnefici sono sempre gli uomini e le vittime le donne (eccezione fatta per Misery non deve morire e Attrazione fatale, citati da Gadd in varie interviste), in Baby Reindeer il gioco si ribalta. La stalker, che prende ispirazione proprio da un fatto reale subito da Gadd, perseguitato da una donna tra il 2015 e il 2018, è la carnefice di questi sette episodi, anche se non l’unica, come si scoprirà andando avanti. C’è molto dei racconti di  Dennis Cooper in Baby Reindeer (un episodio dedicato al passato di Donny, sembra uscito proprio dalle pagine di “Closer” o “Ziggy” dello scrittore americano), nei suoi romanzi ragazzini sballati venivano quasi sempre stuprati e spesso assistevano passivamente al proprio stupro tanto da diventarne quasi dipendenti, quasi a suggerire che le risposte dolorose alla violenza subita, sono da cercare dentro di noi, sepolte da qualche parte nel nostro inconscio.

Con Baby Reindeer è facile trovarsi spiazzati, perdersi nelle reazioni di Donny e nelle sue scelte sbagliate, che sembrano assecondare le follie di Martha piuttosto che condannarle (non spoileriamo il flashback cooperiano, perché è uno dei momenti rivelatori dell’intera serie, e forse l’episodio più crudo dell’intera vicenda). Ma, probabilmente, è proprio questo quello che accade nella realtà di chi vive lo stalking, ne è talmente invischiato, da creare quasi un rapporto di dipendenza con il suo persecutore. Gadd ci regala un racconto sincero, partecipato ed emotivamente scorretto su uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi anni. Baby Reindeer è una serie spiazzante, sincera quanto basta per essere credibile sullo schermo, che riflette sulla tossicità dei rapporti e sull’identità, ormai sempre più fragile e vulnerabile.