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As the Gods Will

2014
Titolo Originale:
Kamisama no Iu Toori
REGIA:
Takashi Miike
CAST:
Sōta Fukushi (Shun Takahata)
Hirona Yamazaki (Ichika Akimoto)
Ryūnosuke Kamiki (Takeru Amaya)

Il nostro giudizio

As the Gods Will è un film del 2014, diretto da Takashi Miike.

Di tutti i registi del Sol Levante che sono riusciti a superare le barriere culturali e a farsi conoscere oltre i confini orientali, Takashi Miike è sicuramente il più estremo e intransigente. Non solo in termini di violenza: sebbene il registro all’interno del quale Miike operi rientri senza ombra di dubbio nei canoni del cinema di genere più forte e disturbante, l’appassionato che conosce l’opera dell’autore giapponese saprà che i suoi titoli più esportati in Occidente, Ichi the Killer e Audition, rappresentano solo in parte la verve creativa di un regista che, involontariamente o meno, ha di fatto creato un precedente importante relativamente a un certo modo di fare cinema, orientale e non. Basta un’occhiata alla sua lunga carriera da regista, fra remake (Harakiri), trasposizioni letterarie (Shield of Straw) e mash-up surreali (The Happiness of the Katakuris), per rendersi conto che, più che un maestro del cinema estremo come lo si è etichettato, Miike è soprattutto uno sperimentatore di generi, un autore a tutto tondo capace di approcciare con serietà e brio narrazioni dall’impianto e dalle tonalità talvolta opposti, dal film per ragazzi al dramma in costume passando per l’horror e l’action. Non sorprende, da questo punto di vista, l’affinità che Miike ha mostrato più di una volta per il genere fumettistico dei manga, che in quanto a espedienti narrativi iconoclasti e sopra le righe non ha nulla da invidiare a nessuno. Di questo canone culturale specificatamente nipponico fa parte anche As the Gods Will, film tratto dall’omonimo manga di Muneyuki Kaneshiro e Akeji Fujimura, diretto da Miike nel 2014 e ancora in attesa di una vera e propria distribuzione in terre nostrane.

Come da copione l’incipit della vicenda è in egual misura folle ed esilarante: una classe di studenti si trova a fare i conti con una bambola “daruma”, un oggetto demoniaco che li costringe a giocare a una mortale variante di Un, due, tre, stella in cui ai giocatori che perdono viene letteralmente fatta esplodere la testa. Si tratta in realtà solo del primo di una serie di sfide, una più difficile e terrificante dell’altra, a cui un gruppo ristretto di studenti viene sottoposto nel corso della vicenda. Sembra quasi una barzelletta, e in effetti si ride e ci si diverte. A questa premessa al limite del ridicolo, infatti, Miike si approccia con la professionalità del più consolidato degli autori, perfettamente in grado di riconoscerne l’assurdità e la follia cartoonesca sulle quali il manga originali di Kaneshiro e Fujimura era costruito. E infatti As the Gods Will funziona proprio nella misura in cui il regista giapponese abbraccia la follia pseudo-trash di un’opera che solo in un contesto libero e parodistico come quello della narrazione manga, anche nella sua versione cinematografica, poteva funzionare. Nel tradurla sullo schermo, Miike non risparmia in alcun modo su effetti ed effettacci, computer grafica ai limiti del bizzarro, trovate visive tra gli anime e il cinema hollywoodiano.

E paradossalmente, al di là degli evidenti limiti che una produzione del genere può apportare in termini di scrittura, quella di Miike è un’operazione talmente sincera e sopra le righe da riuscire a ritagliarsi anche lo spazio per sviluppare una propria singolare drammaturgia di fondo che lega i protagonisti della storia gli uni agli altri. Così i giochi a cui il gruppo di studenti sono costretti a partecipare ne testano spesso e volentieri i rapporti (d’amicizia e d’amore), palesando l’intenzione degli autori di costruire attraverso il registro parodistico una satira di gioventù relazionale, una vera e propria avventura adolescenziale dove il superamento del meccanismo videoludico coincide con il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. C’è pure qualche sferzata satirica verso la società dei consumi digitali, di cui la massa studentesca rappresenta in fondo l’espressione più ingenua e vittimizzata: per questo gruppo di persone, rispetto a cui la noia del videogioco digitale si trasforma in stile di vita, il sistema di livelli ad eliminazione con cui si trovano ad avere a che fare non è che una forma di contrappasso. As the Gods Will rappresenta solo la prima delle due parti di cui il manga di Kaneshiro e Fujimura era composta. Di una trasposizione della seconda al momento non si hanno notizie, ma per ora il film di Miike può bastare anche come standalone: a dell’intrattenimento così divertito e divertente come quello a cui il giapponese dà forma qua, d’altronde, si fa fatica a dire di no.