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Arianna

2015
Titolo Originale:
Arianna
REGIA:
Carlo Lavagna
CAST:
Ondina Quadri (Arianna)
Massimo Popolizio (Marcello)
Valentina Carnelutti (Adele)

Il nostro giudizio

Arianna è un film italiano del 2015, diretto da Carlo Lavagna

Opera prima del regista Carlo Lavagna presentata all’ultimo Festival di Venezia per le giornate degli autori, Arianna è la storia di una ragazza di 19 anni, Arianna appunto (Ondina Quadri), che un’estate torna insieme ai suoi genitori alla casa di famiglia sul Lago di Bolsena, lasciata quando aveva tre anni e dove non aveva più voluto mettere piede quando se ne presentava l’occasione. Il ritorno ai luoghi della prima infanzia sancisce per la ragazza un momento di crisi personale interiore, collegato a una sua preesistente problematica fisica, di diciannovenne senza ciclo mestruale e con pochissimo seno.I genitori sembrano occuparsi di questa sua quasi malattia con cura ma anche con grande riserbo, limitando il tutto a visite specialistiche presso il ginecologo amico  di famiglia e minimizzando in merito a sintomi e difficoltà che la giovane Arianna esterna loro.

Ma quando i familiari rientrano in città e la giovane decide, a sorpresa, di intrattenersi ancora nella casa sul lago, inizia per Arianna un viaggio interiore che la porterà alla scoperta di una verità tanto importante per comprendere la sua vita. In questo percorso saranno molti i personaggi che, direttamente o indirettamente, l’aiuteranno a far luce sulla sua condizione psico-sessuale (la “femminissima” cugina Celeste – Blu Yoshimi Di Martino -, lo zio, il ragazzo con cui prova ad avere una relazione, le donne del consultorio femminile, i medici) ma sarà Arianna, e solo lei, spinta dalla volontà e anche dal coraggio di provare a capirsi fino in fondo, che potrà dipanare la complessa matassa del mistero che avvolge la sua nascita, pervenendo a una verità tanto scomoda quanto fondamentale per cominciare un nuovo viaggio all’insegna dell’ accettazione  e della conoscenza di sé.

Lo spettatore viene  coinvolto dal punto di vista emotivo in questo itinerario personale, fatto anche di suspense e mistero; la bella fotografia di Hélène Louvart contribuisce a scandire con immagini calde e significative il cammino intrapreso dalla protagonista. E anche  se in alcuni momenti emerge un rischio di didascalismo (il ritrovamento di lettere segrete, i discorsi delle donne del centro socio sanitario, le riflessioni dei parenti), prevale la sensazione di sincerità e genuino coinvolgimento che siamo certi abbiano mosso lo spirito del regista.