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Appunti di un venditore di donne

2021
REGIA:
Fabio Resinaro
CAST:
Mario Sgueglia (Bravo)
Miriam Dalmazio (Carla)
Paolo Rossi (Daytona)

Il nostro giudizio

Appunti di un venditore di donne è un film del 2021, diretto da Fabio Resinaro.

Di Fabio Resinaro si era già parlato a più riprese, prima per l’action-thriller Mine (con Armie Hammer e co-diretto con Fabio Guaglione) e poi per la black-comedy Dolceroma. Ora, sbarca su Sky e Now Appunti di un venditore di donne, un magnifico noir tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Faletti, e dietro a cui c’è una macchina produttiva di tutto rispetto, da Luca Barbareschi a Rai Cinema. Giorgio Faletti non è un autore facile da trasporre – e infatti, a memoria, Appunti di un venditore di donne è la sua prima opera a diventare un film – eppure la regia e la produzione, complici un cast di prim’ordine e una durata congrua (due ore piene), centrano il bersaglio: lo stesso Resinaro sceneggia il film a partire dal romanzo, rimanendovi abbastanza fedele. Ci troviamo nella Milano di piombo del 1978, fra malavita e terrorismo, durante i mesi del sequestro di Aldo Moro: Bravo (Mario Sgueglia) è un magnaccia della piccola criminalità – un venditore di donne, appunto – che trascorre le sue serate in night-club e bische insieme all’amico Daytona (Paolo Rossi), fra donne e cocaina, e vive sfruttando un giro di prostituzione per clienti altolocati. Con la complicità di un poliziotto corrotto (Libero De Rienzo) tenta anche di truffare un mafioso (Antonio Gerardi), e nel frattempo conosce la misteriosa Carla (Miriam Dalmazio), una ragazza che vuole iniziare a prostituirsi per lui. Durante il primo incarico della donna, Bravo rimane però incastrato in una macchinazione per farlo accusare dell’omicidio di un senatore: il complotto coinvolge due persone vicine a Bravo – Carla, in realtà un agente del Sisde, e un suo amico brigatista (Francesco Montanari) – ed è manovrato nell’ombra da un altro uomo politico (Michele Placido). Braccato dalla legge e dai terroristi, il magnaccia deve ricorrere a tutta la sua astuzia per salvarsi.

Appunti di un venditore di donne, volendo trovare un termine di paragone, è un po’ un Arrivederci amore, ciao dei nostri tempi, anche se ci spostiamo in un’epoca e in un coté che sono però marcatamente seventies: certo, lo stile non è ricercato come quello di Soavi, e le interpretazioni di Boni e Placido sono vette irraggiungibili, eppure le atmosfere sono quelle, impregnate di fumo, sangue e cocaina, tanto nelle ambientazioni quanto nei personaggi, tra delinquenti, terroristi e poliziotti corrotti. Il che fra l’altro non è un caso, visto che Massimo Carlotto (autore del romanzo Arrivederci amore, ciao) e Giorgio Faletti sono due tra i maggiori esponenti della letteratura noir italiana contemporanea. Il protagonista è un “uomo di casino”, per dirla con Adolfo Celi ne La mala ordina (e vedremo che la citazione non è casuale), affiancato da una serie di co-protagonisti e caratteri scolpiti nel marmo: tutti personaggi che rispondono ai canoni dell’hard boiled classico, rivisitati però secondo l’impronta inconfondibile del noir italiano anni Settanta. C’è la misteriosa dark lady di cui scopriamo solo man mano la vera identità, il poliziotto che scende a patti con la malavita, il boss, i terroristi, i servizi segreti deviati, i politici che tramano nell’ombra, tutto intrecciato in una trama che si dipana poco alla volta. Un universo nerissimo, eterogeneo e violento, che grazie a una sceneggiatura capillare e diretta con mano sicura trova la quadratura del cerchio: il film è incredibilmente intricato, pieno di doppiogiochisti, scatole cinesi, ribaltamenti e colpi di scena, tanto che una seconda visione è – oltre che un piacere – quasi un dovere, affinché tutto torni.

Fabio Resinaro sa cosa raccontare e in che modo farlo, dunque sa come muovere la macchina da presa e dettare i tempi giusti, creando una suspense continua e anche alcune scene d’azione dirette come si deve: pensiamo alla fuga in auto di Bravo e Carla inseguiti dalla polizia, con car-crash ed esplosioni, o alla resa dei conti finale – a cui si arriva tramite un twist narrativo memorabile – con una sparatoria frenetica che sembra strizzare l’occhio a John Woo. Il protagonista – incarnato dall’ottimo Mario Sgueglia, attore per lo più televisivo (lo ricordiamo nella serie-tv Suburra) ma dal volto cinematografico – è un borderline, uno che vive di crimine, ma in fondo è soltanto un pesce piccolo che si trova invischiato in qualcosa di troppo grande, e non è lontano da un anti-eroe dileiano come il Mario Adorf de La mala ordina, pappone come lui. Appunti di un venditore di donne si muove negli ambienti tipici del noir italiano, fra night-club fumosi e con luci al neon, bische clandestine, squallidi covi, appartamenti e casermoni abbandonati, valorizzati da una fotografia vintage e da una colonna sonora d’atmosfera; una Milano nerissima e simile per certi versi a quella vista in un altro ottimo noir contemporaneo, Lo spietato; una città spesso notturna inquadrata in luoghi storici (il Duomo, i Navigli, il Castello Sforzesco) ma anche nello squallore della periferia, con un’accurata ricostruzione d’epoca dove la CGI è dosata e di buona qualità. I dialoghi taglienti, come in ogni noir che si rispetti, sono inframezzati da esplosioni di violenza: pensiamo ai flashback in cui si narra l’evirazione del protagonista che ha messo gli occhi sulla ragazza sbagliata, o alle numerose esecuzioni a sangue freddo, improvvise e sanguinarie. La Dalmazio (che vediamo in una scena anche a seno nudo) è splendida nel suo ruolo di femme fatale, ma Resinaro mostra un gusto non comune anche per i co-protagonisti e i caratteri a latere, da un Paolo Rossi insolitamente drammatico ai bastardissimi Francesco Montanari (il Libanese della serie-tv Romanzo criminale) e Michele Placido.