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Appendage

2023
REGIA:
Anna Zlokovic
CAST:
Emily Hampshire (Claudia)
Hadley Robinson (Hannah)
Brandon Mychal (Kaelin)

Il nostro giudizio

Appendage è un film del 2023, diretto da Anna Zlokovic.

Lo stress uccide, questo è risaputo. Ma non nel modo in cui tutti pensiamo. Almeno non come immagina la giovane Hanna (Hadley Robinson); lei che stressata lo è eccome. Stressata da una madre apparentemente apprensiva (Annie Pisapia) ma, sotto sotto, inquietantemente anaffettiva. Stressata dalla latente gelosia nei confronti dell’equivoco rapporto fra il proprio compagno Kaelin (Brandon Mychal Smith) e la migliore amica Esther (Kasusar Mohammed). Stressata, manco a dirlo, dal proprio lavoro di stilista in erba e da un capo (Desmin Borges) tanto dispotico quanto fastidiosamente snob. E lo stress, si sa, prima o poi, così come una piaga purulenta deve trovare il modo di spurgare. Esattamente come quell’orribile, fastidiosa e irrequieta piaga – ma sarebbe forse meglio parlare di appendice – che, apparentemente dotata di vita propria, sembrerebbe intenzionata a staccarsi dal proprio ospite e, così come ogni buon gemello parassita da tempo dimenticato – o, peggio ancora, mai nemmeno conosciuto –, con o senza il fido Basket Case muovere i propri voraci passi in questo pazzo pazzo mondo.

Una sorta d’incattivito Bad Milo!, insomma, che, pur senza bisogno di rincasare ogni sera nelle calde profondità del colon del proprio ignaro ospite, oltre a straordinarie doti di preveggenza e una sete di sangue davvero non comune, così come il metamorfico uccellaccio del malaugurio di Hatching – La forma del male sembra più che mai intenzionato a suggere ogni residua gocciolina vitale dalla chimera umana che l’ha inconsapevolmente originata, con l’unico vero obiettivo di prenderne il controllo e le sembianze in un sol colpo. Due piccioni con una fava, come si sul dire. C’è dunque parecchio di cronenberhiano, almeno nelle filosofiche e carnali intenzioni, all’interno del marcio che cova sornione alle radici di questo Appendage, laddove la sola idea di un grottesco gruppo di auto-aiuto per soggetti anomali – del Toro gli chiamerebbe tranquillamente e simpaticamente freaks – desiderosi di tenere a bada a suon di tranquillanti la propria mostruosa Metà Oscura non può che venir presa per quello che è: un’orrorifica allegoria del subconscio accudimento nei confronti di quello scomodo e sibillino Mr. Hyde con il quale ciascuno di noi è chiamato, volente o nolente, a convivere giorno per giorno.

Un’idea di fondo tutto sommato interessante, seppur nient’affatto originale, che, se poteva ancora ancora funzionare e risultare quantomeno accattivante alle fondamenta del curioso cortometraggio di Anna Zlokovic, stiracchiato e diluito per oltre novanta minuti finisce per perdere quasi del tutto la propria forza propulsiva e il proprio provocatorio sapore. Cambiando più volte pelle e forma, questo sì; esattamente come il suo ripugnante escrescenziale co-protagonista, ma rivelandosi nulla più che un ennesimo discreto body horror nel quale la beneamata poetica della carne tanto cara a recenti titolini di ben altro spessore quali Perpetrator e Birth/Rebirth risulta ormai vicina all’inevitabile data di scadenza. In titulo omen, dunque. E proprio come una qualunque appendice o protuberanza che si rispetti, anche un’opera come Appendage dimostra tutta la propria frustrazione nel volersi disperatamente distaccare dal brulicante corpus horroris del cinema di genere contemporaneo pur dovendo, per forza di cosa, rimanere ancorato ed innervato ai suoi stilemi più profondi e collaudati.