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Ajji

2017
Titolo Originale:
Ajji
REGIA:
Devashish Makhija
CAST:
Sushama Deshpande (Ajji)
Sharvani Suryavanshi (Mada)
Abhishek Banerjee (Vilasrao Dhavle)

Il nostro giudizio

Ajji è un film del 2017, diretto da Devashish Makhija.

In fondo in fondo, la morale è sempre quella: far merenda con Girella e non andare mai, per nessunissimo motivo, a menargliela alle care vecchie nonne indiane. Tanto, prima o poi, ti trovano e te la fanno pagare con gli interessi, specialmente se hai avuto l’ardire di violentare la loro innocente nipotina bella. Lungi dal volerci offrire l’ennesima smielata love story canterina e danzerella in stile Bollywood, quella gradita canaglia di Devashish Makhija dà vita, con Ajji, al primo vero e autentico rape and revenge in lingua Hindi, apparecchiandoci dinnanzi agli occhi una subdola e strisciante vendetta che, come da manuale, viene servita molto, molto, ma molto fredda, facendo scorrere un sano brivido lungo la spina dorsale cinematografica di un paese dove lo stupro, alla faccia del #MeeToo e affini, viene ancor oggi considerato tabù, salvo poi essere praticato con una certa assiduità all’ombra di una società corrotta e carica di omertà.

Apparso come un fulmine a ciel sereno sugli schermi del Busan International Film Festival 2017, per poi farsi un bel tour di un annetto abbondante fra le maggiori kermesse orientali, dal Mumbai Film Festival al Singapore International Film Festival, Ajji si presenta come un racconto tanto semplice quanto spietato, profondamente agghiacciante nella sua lineare ineluttabilità. Tutto parte dalla violenza carnale di cui è stata vittima l’indifesa decenne Manda (Sharvani Suryavanshi), evento che, tuttavia, viene affrontato dalla famiglia e dalle forze dell’ordine con un certo distacco, fra l’imbarazzo di un onore potenzialmente infranto e un disinteresse alimentato da giochi di potere non certo limpidi. L’unica a voler far giustizia sembra essere, per l’appunto, l’anziana nonna della vittima (una Sushama Deshpande che non ha nulla da invidiare alla vampira velata di A Girl Walks Home Alone at Night), la quale, dopo aver individuato il presunto responsabile dell’infame gesto (Abhishek Banerjee), si appresta ad apparecchiare una vendetta ad uopo. Un taglio netto, insomma! Non so se mi spiego… Ajji non chiede nulla allo spettatore, se non di essere gustato per intero senza alcuna fretta, dal principio alla fine, chiamando in causa una dote che sembra ormai scomparsa dall’armamentario del fruitore contemporaneo: la pazienza.

Ed è proprio questa sopita e dimenticata virtù l’arma più utile per affrontare di petto la pellicola di Makhija, un cineasta che, pur guardando ai celebri modelli di “vendette” filmiche occidentali – dal seminale La fontana della vergine di Bergman (a sua volta fagocitato e sapientemente digerito da Wes Craven con L’ultima casa a sinistra) al recentissimo Revenge, senza ovviamente scordare l’immancabile Non violentate Jennifer – affranta il tema attraverso i modi e i tempi cari al cinema indiano, attraverso un (neo)realismo viscerale e un ritmo estremamente dilatato che potrebbe, inizialmente, far desistere i cultor forti dello splatter adrenalinico 3.0. Ma, con un poco di calma e di fiducia, garantiamo che anche i palati più esigenti verranno abbondantemente saziati, tanto negli occhi quanto nel ventre, a dimostrazione di come la stirpe di Gandhi non passi certo il tempo a danzare e a pitturarsi la fronte con puntini colorati.  Per tutti gli altri pazienza; sappiate però di aver sprecato una grande occasione. Infine, va detto che, stavolta, il grande applauso a scena aperta se lo merita tutto la proverbiale lungimiranza di Netflix, lesta nel non lasciarsi scappare un piccolo gioiellino come Ajji, soprattutto dopo l’abbondante spazzatura recentemente distribuita.