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Adorn

2019
Titolo Originale:
Adorn
REGIA:
Jennifer Lyon Bell
CAST:
Sadie Lune
Parker Marx

Il nostro giudizio

Adorn è un film del 2018, diretto da Jennifer Lyon Bell.

Presentato all’Hacker Porn Film Festival 2019 di Roma, Adorn è ambientato unicamente in un grande interno con vasca da bagno in rame e camino alla parete, quella stanza che i francesi definiscono propriamente la salle de bains. La fiction racconta di un gioco erotico sperimentale. Esiste solo una regola. Toccare il proprio partner sopra e sotto i vestiti che gli si fanno indossare. I protagonisti sono un giovane uomo (Parker Marx) e una donna più adulta (l’attrice porno Saide Lune) che si fronteggiano nudi. La complicità tra i due è evidente e appare fin dall’inizio. Totalizzante. La visione rimanda ai corpi dei trapezisti del circo, in procinto di lanciarsi nel vuoto alla ricerca l’uno dell’altro. Eccitati, invece di scopare iniziano a vestirsi, mentre le mani, le bocche, gli occhi si cercano, si stuzzicano, si provocano. Una sorta di danza sessuale, un Tuca tucamodello Raffaella Carrà, in cui la coreografia è scandita dagli indumenti che i protagonisti si infilano a vicenda. Come a mascherare il desiderio che si rivela. La scena di sesso appare raccontata al contrario, dalla fine all’inizio, dal dopo al prima. Ciò che accade è unico nel suo genere e completamente improvvisato dagli artisti stessi.

L’immagine di lei è un mix tra Gigliola Cinquetti e Laura Antonelli anni 70, versione hard. Lui è un redivivo Alessandro Momo, dei tempi di Malizia, meno ingenuo e molto più attrezzato, psicologicamente e fisicamente. Non a caso, quando completamente rivestiti decidono di passare dalle intenzioni ai fatti, l’attore sfodera la sua sciabola fallica di tutto rispetto e si arrende ad un blowjob che gli viene servito rigorosamente protetto dal preservativo. Sesso si, ma igienicamente corretto. La barriera di lattice riveste anche le mani di lui che indossa i guanti neri per masturbare la milf. La presunta coppia anni 70 tradisce la sua vera datazione dai particolari dell’aspetto fisico di lei. Tatuaggi, piercing sul labbro e sui capezzoli rimandano all’estetica attuale e riportano lo spettatore alla contemporaneità dei corpi. In Adornperòil tempo gioca brutti scherzi. Complici gli archetipi dell’inconscio collettivo che popolano la mente umana. Alla vista del pelo sotto le ascelle e sul pube dell’attrice, il pubblico viene riscaraventato in un nanosecondo nei mitici anni 70. Realtà e immaginazione si fondono e questo a vantaggio del lavoro della giovane regista olandese. Il sesso diventa esplicito. Pratiche orali, penetrazioni, masturbazioni scatenano i protagonisti e si susseguono velocemente.

Nulla viene assaporato perché tutto viene divorato. Il divertimento perde il controllo e i connotati ritmati, nei primi quindici minuti di proiezione, in una sorta di danza dei corpi. Ad arricchire la performance sessuale arriva la riproposizione della scena erotica cult de Il postino suona sempre due volte. Anche se molto più modestamente ma inequivocabilmente, gli amanti di Adorn scopano sul bordo della vasca da bagno, stile tavolo da cucina del film di Bob Rafelson. Stessa posizione, stessa dannazione, diverso risultato artistico. Ma l’immagine è, comunque, un copia e incolla del primo film. Manca solo la farina che imbratta Jack Nicholson e Jessica Lange. Raggiunto l’orgasmo, più gridato che sussurrato, la coppia riprende le redini del gioco, il filo conduttore del mediometraggio d’altronde, che sembra interrogarsi sul prima e sul dopo l’amplesso. Perché il durante è un esercizio fisico che nulla lascia all’immaginazione. Molto meglio reinventarsi tutte le volte nell’attesa e nel ricordo del rapporto sessuale vissuto. A condire l’insieme, pochissime parole, un po’ di gemiti, tanta musica di Zoe Boekbinder.