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8mm

1998
Titolo Originale:
8mm
REGIA:
Joel Schumacher
CAST:
Nicolas Cage (Tom Welles)
Joaquin Phoenix (Max California)
James Gandolfini (Eddie Poole)

Il nostro giudizio

8mm è un film del 1998, diretto da Joel Schumacher.

In 8mm le questioni sono due: o Nicolas Cage è incapace di dare una benché minima sfumatura al personaggio, ergo non è capace di recitare (da non escludere totalmente), o Joel Schumacher si è dilungato troppo a descriverci delle atmosfere darkeggianti e oppressive senza però darci nessuna spiegazione, tantomeno il suo punto di vista. Anche se non lo fa in maniera efficace, 8MM ha il merito di sollevare dei dubbi sull’attitudine umana a sopportare “il male”. Attraverso l’esperienza del protagonista, il detective privato Tom Welles, si tenta di capire quanto il contatto con l’orrore e la barbarie possano influenzare (o cambiare) il naturale atteggiamento positivo e buono delle persone. Tematica, tra l’altro, ricorrente nei copioni di Andrew Kevin Walker. Questa esperienza, un viaggio alla ricerca di una ragazzina protagonista di uno snuff, coincide con un viaggio nel cuore di tenebra, per dirla con Conrad, nell’indole umana dove i lati oscuri e brutali ci vengono rivelati. O almeno sarebbe dovuto essere così.

Si ha la sensazione che sceneggiatore e regista avessero intenzione di raccontare due storie differenti. Il primo si è concentrato sulle dinamiche interiori del protagonista e l’altro era orientato più verso la detective-story. E infatti, Walker ha abbandonato il progetto prima del termine delle riprese per dissapori con il regista, e probabilmente si è portato con sé tutte quelle considerazioni che avrebbero reso il film estremamente interessante e profondo. In più, 8mm ha due demeriti. Ricorda in maniera sospetta Hardcore dal punto di vista della storia, mentre assomiglia, in peggio forse, ai film di Fincher per quanto riguarda la regia e la gestione delle immagini. Il mondo dell’industria pornografica estrema è vittima di cliché, così come il personaggio del regista Dino Velvet (Peter Stormare) che appare caricaturale. Cage ci spiazza più e più volte, non per la sua bravura, ma al contrario, perché non si capisce mai a cosa stia pensando veramente.

Cosa più importante, tralascia di esternare il crescere del suo tormento e la sua sete di giustizia. Egli uccide per vendicare la vita della ragazzina, vittima delle sevizie filmate, senza che ci abbia reso partecipe delle motivazioni che lo hanno spinto all’atto e delle implicazioni dell’atto stesso sulla sua vita. E ci lascia perplessi  la dichiarazione di Machine, il protagonista-carnefice di tutte le vittime dei film di Velvet, che nel combattimento finale con Welles ci spiega il perché delle sue azioni e della sua inclinazione perversa. «Perché mi piace». Già risulta vagamente patetica la tendenza generale dei thriller a dare una spiegazione alle malefatte dei loro protagonisti. Ma quando la spiegazione è la resa consenziente di un personaggio al proprio lato oscuro, è inutile, se non stupido, voler rimarcare una cosa così ovvia.