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1BR

2029
REGIA:
David Marmor
CAST:
Nicole Brydon Bloom (Sarah)
Giles Matthey (Brian)
Taylor Nichols (Jerry)

Il nostro giudizio

1BR è un film del 2019, diretto da David Marmor.

 In fuga da una famiglia a pezzi, Sarah (Nicole Brydon Bloom) si trasferisce a Los Angeles inseguendo il suo sogno di diventare costumista. Nella città con la scritta “Hollywood” trova una stanza che sembra perfetta (1BR sta per il one bedroom delle agenzie immobiliari americane), mente sul fatto di avere un gatto e si trasferisce in un piccolo condominio dall’apparenza amichevole. All’inizio gli strani rumori, la frustrazione per un lavoro di ripiego e i primi attriti coi vicini sulla presenza dell’animale sembrano solo il prezzo da pagare per la sua nuova indipendenza, ma presto si renderà conto che proprio quest’ultima corre un atroce pericolo. C’è da sempre qualcosa di straordinario nell’immediatezza con cui l’horror sa narrare il presente. Il suo fare appello direttamente alle nostre paure profonde gli fornisce un punto di vista privilegiato sulle vicissitudini storiche dell’inconscio collettivo, di una contemporaneità che spesso (ce ne stiamo purtroppo accorgendo in questi mesi) tende a definirsi più in relazione ai propri incubi che ai propri sogni.

Conseguenza intrigante di questa permeabilità è che – così come il nome del genere fa riferimento contemporaneamente alla sua tecnica narrativa e al sentimento che intende suscitare – i suoi sottogeneri e filoni sembrano vivere una simbiosi particolarmente diretta coi fenomeni storici che li hanno originati, tanto da rendere a volte impossibile per chi se ne occupa distinguere con sicurezza forme narrative e contenuto sociopolitico. 1BR, piccolo horror colto e stratificato nella sua reductio ad unum di temi classici e moderni, costituisce un ottimo esempio di quest’ambiguità che è in fondo segno vitale, marca inequivocabile di permanenza al cuore del nostro immaginario simbolico. Difficile, ad esempio, dire dove finisca la sua disamina in chiave orrorifica del “comunitario” per come incarnato da autentici babau moderni a-là-Scientology e dove inizi l’adesione – espressiva e commerciale insieme – a certe istanze della nuova ondata folk-horror inaugurata dai vari Eggers e Aster, dei quali mutua l’esplorazione di dinamiche cultistiche riportandola però ad atmosfere di paranoia urbana che riecheggiano l’iperclassico Rosemary’s Baby.

Anche in riferimento al capolavoro di Polanski 1BR si posiziona in due sensi, tra voglia formalista (per quanto lo consente il budget limitato) di omaggiare quell’avventura indimenticabile e tentativo di ripercorrerne il ritratto di una femminilità sotto scacco e desiderosa di riscossa, caricandolo di nuove implicazioni politiche in relazione alle fragorose battaglie culturali del presente. Forma e contenuto, come spesso in questo genere così adiacente alla realtà malgrado le apparenze misteriose, si compenetrano tanto brillantemente da nascondere la sutura. Concepito dal regista-sceneggiatore David Marmor diversi anni prima dell’emergenza sanitaria, è inoltre più che possibile che 1BR venga considerato in futuro come uno dei primi pandemic horror per la sua costruzione di un microcosmo claustrofobico dove le libertà del singolo sfumano di fronte a ingiunzioni percepite come autoritarie ed arbitrarie. A riprova che il cuore oscuro del genere batte davvero vicinissimo al nostro.