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1993

2017
Titolo Originale:
1993
REGIA:
Giuseppe Gagliardi
CAST:
Stefano Accorsi (Leonardo Notte)
Guido Caprino (Pietro Bosco)
Miriam Leone (Veronica Castello)

Il nostro giudizio

1993 è una serie tv del 2017, trasmessa da Sky Atlantic, ideata da Stefano Accorsi.

“Dove eravamo rimasti?” come dicono i cretini. Eravamo rimasti in una notte meneghina in cui Leonardo Notte, Stefano Accorsi, passeggiando in piazza Duomo pregustava il 1993 a venire. Esattamente come Charles Manson, che scollinando un’altura intorno a LA, fissò la metropoli degli angeli e pensò: “Io questa città me la mangio!”. La nuova serie su Mani pulite, 1993, comincia durante un’altra notte, quella del 30 aprile, quando il Cinghialone – Vittorio Feltri dixit di Bettino, perché – sosteneva – tutti gli davano la caccia – esce dal Raphael di Roma sommerso da un pioggia, non di merda, ché quella lo aveva già infradiciato, ma di monetine e piccola oggettistica contundente. A sparare i proiettili, inneggiare alla forca e agitare nodi scorsoi, i leghisti, ma non soltanto loro – la fiction di Sky, a firma di Giuseppe Gagliardi come già 1992, si dialettizza con brani dei servizi giornalistici (Tg2) di allora, alla Giuseppe Ferrara, buon anima. Accorsi riaffiora qui, al Raphael, fumando tranquillo e citando Danton mentre i morituri se ne vanno. Ai margini del campo di linciaggio, arretrato, insieme a Berlusconi (Paolo Pierobon: ha prevalso, lombrosianamente, il  criterio dell’identità fisiognomica non solo per lui ma per tutti i personaggi attinti dal vero), Leonardo Notte sa che è tempo di cambiare cavalcatura. Di puntare su un nuovo destriero. Morto un papa, tocca farne subito un altro. 1993 parte arrembante, sintetico, già ci fa capire tutto. E, in fondo, erano due anni che aspettavamo di vedere, attraverso gli occhi di Accorsi, il catasterismo politico del divo Silvio e tutto quello che gli stava dietro e sotto.

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Gli altri, man mano li ritroviamo: il leghista buzzurro Pietro Bosco (Guido Caprino), saturo di vodka e Cialis, entra in scena durante un partouze con due mignotte parruccate di rosso: ma nun gliela fa, perché ha sempre in testa la fiammeggiante Veronica – in progresso di serie finirà persino per convivere con un travestito. Lei, Veronica (Miriam Leone), ballerina al Bagaglino, sta all’agguato (onorando la belva che ha nel cognome) di un’ospitata al Maurizio Costanzo Show, e della scopata con il giusto funzionario Rai interpretato da Andrea Purgatori (ohibò) – bella la sua smutandata in piedi, nella terza puntata. Poi, Irene Casagrande, la figlia di Accorsi: che ora balla con le zoccolette di Non è la Rai e alla scuola di Veronica apprende malizia, astuzie e a tirare coca. E poi, ancora, Domenico Diele e Tea Falco. L’uno, sotto l’ombrello del pool di Di Pietro, continua a macinare vendetta tremenda vendetta contro chi lo ha HIVizzato con trasfusioni di sangue infetto. La Falco, Bibi Mainaghi, veste elegantemente il tailleur dell’imprenditrice, ben logopedizzata. Ma è tenuta per le metaforiche palle da un siciliano mafioso. Il suo babbo morto, invece, fa compagnia come fantasma consigliere a Veronica, evocato nella testa della rossa dopo l’esplosione di una bomba destinata a Maurizio Costanzo. Ombre gotiche. La Leone, come già nella scorsa stagione, porta con sé il meglio di 1993, compreso un lungo cammeo di Gigi Marzullo che la intervista nel ruolo di se stesso. Unitamente a Berlusconi, ovvio, e a tutti i suoi mitologemi (la più ampia declinazione della figa, le barzellette, persino il Mausoleo ad Arcore con i posti per gli amici cari: «Cosa fa, Notte, si tocca?»).

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Questa nuova stagione di 1993 rischia di essere più istruttiva di qualunque libro di storia per riassumere e mettere a fuoco quello che è successo in Italia 25 anni fa. Il deus ex machina è comunque sempre Stefano Accorsi (accasatosi con Laura Chiatti, fidanzata del tizio che aveva ammazzato, ricordate?). Notte, versutus come l’Odisseo omerico, da una parte è impegnato nel tessere la tela per la discesa in campo del Berlusca, dall’altra va alla ricerca di certi fili pendenti del suo passato di estremista di sinistra e dall’altra ancora dovrà riuscire a sortire dalla gattabuia dove, sospettando che abbia ammazzato chi ha veramente ammazzato, l’hanno rinchiuso facendogli la “chiave di cioccolata”. Il sonno della Repubblica generò mostri. E qualcuno ha finalmente capito che era quei mostri che bisognava far vedere, che la sceneggiatura era lì, bell’e che pronta, che non bisognava avere paura. Lodi al Goya della situazione, ad Accorsi che si è fatto venire questa idea e l’ha perseguita con Sky. Poi, certo, valgono alcuni appunti già evidenziati per 1992: per cui, a trovate geniali tipo quella di buttare in mezzo anche il felliniano Rol, il sensitivo torinese nella casa del quale Accorsi a un certo punto vede la figura dipinta di un quadro che si muove: o di imputtanire la sorella di Veronica (Elena Radonicich), giornalista di sinistra, che pur di avere notizie in esclusiva fa una sega in bagno a uno degli uomini di Di Pietro, corrispondono sezioni più pallose e retoriche, come tutto il sotto-intrigo che riguarda il personaggio di Diele e il suo dramma di cui non ci frega assolutamente niente. Comunque, c’è da levarsi tanto di cappello. Di fronte a questi ritmi, a questo livello di spettacolo.