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12 anni schiavo

2013
Titolo Originale:
12 Years a Slave
REGIA:
Steve McQueen
CAST:
Chiwetel Ejiofor (Solomon Northup)
Michael Fassbender (Edwin Epps)
Benedict Cumberbatch (William Ford)

Il nostro giudizio

12 anni schiavo (12 Years a Slave) è un film (drama) di Steve McQueen con . Dall’omonima autobiografia pubblicata nel 1853 da Solomon Northup, il film porta su schermo la storia vera di un uomo rapito, ridotto a schiavo e infine liberato. Grande narrazione di un’epoca grazie a una regia misurata, in equilibrio tra autorialità e cinema per il grande pubblico.

TRAMA

12 anni schiavo è basato su un’incredibile vicenda realmente accaduta negli Stati Uniti prima della Guerra Civile.

Solomon Northup, un cittadino di colore ma libero, viene rapito e venduto da mercanti di schiavi ai ricchi proprietari terrieri del sud. Superando indicibili sofferenze provocate dalla crudeltà dei padroni bianchi, Solomon lotta per sopravvivere e per mantenere la sua dignità di uomo. La sua odissea dura dodici anni, e sarà l’incontro fortuito con un abolizionista canadese a dare una volta a un destino che sembrava ormai scritto.

RECENSIONE

Dall’omonima autobiografia pubblicata nel 1853 da Solomon Northup, Steve McQueen porta su schermo 12 anni schiavo, la storia vera di un uomo rapito, ridotto a schiavo e infine liberato.

Dallo stato di New York alla Louisiana, passando per Washington, Solomon perde identità diventando Platt al servizio di due padroni, il secondo dei quali è un lurido macellaio di carne nera di nome Edwin Epps. Intorno a lui c’è l’America sudista, ritratta da McQueen con fedeltà storica e attenzione ben distribuita sull’intera scala sociale: dalla moglie (peggio) del padrone alla schiava fatta oggetto di predilezioni morbose, dal sorvegliante aguzzino a quello compassionevole, ampio è lo spettro umano incorniciato in una messa in scena torrida, nella quale il fuoco (sole di giorno, lampade a olio di notte) non smette mai di cuocere carni e cervelli.

In 12 anni schiavo, la storia di Northup riesce a farsi grande narrazione di un’epoca grazie a una regia misurata, ben in equilibrio tra istinto autoriale ed elargizioni a un cinema hollywoodiano più elementare, ma non per questo prevedibile o spoglio di sottotesti. Emotivamente implosa, l’opera raggiunge lo stomaco e mai il cuore dello spettatore poiché le uniche concessioni emozionali si legano indissolubilmente al colore del sangue, che fuoriesce copioso dalla schiena di giovani donne e uomini piegati, mai spezzati, dalla verga di Epps.

Il martirio della carne è materia con cui McQueen ha dimestichezza dai tempi di Hunger ma in questo caso le ferite, eteroindotte, diventano le piaghe di una nazione, cicatrici di una memoria che non può perdonare. Tra gli esempi più compiuti di una nuova stagione di cinema e schiavismo, 12 anni schiavo fa parlare i volti ancor prima delle voci, sfruttando l’interpretazione disperata di Chiwetel Ejiofor e quella indemoniata di Michael Fassbender, fedelissimo del regista. Un trattato in sottrazione granitico, pesante come un macigno.