Misteri italiani parte 2 – Delitti eccellenti

10 film che hanno messo al centro del discorso la denuncia e la costruzione di un’atmosfera cospirativa
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Redigendo la prima lista di film sui misteri italiani riguardanti lo sfondo politico del nostro Paese, ci si è resi conto che era necessaria una seconda parte per trattare in modo sufficientemente esaustivo i principali film in questione. Non che così sia possibile parlare di tutti – sarebbe impossibile, e qualcosa sicuramente è sfuggito: si è data priorità a quei film che hanno messo al centro del discorso non solo la denuncia, ma anche la costruzione di un’atmosfera cospirativa. Quei film, cioè, dove si ha l’impressione che tutto ciò che vediamo sia manovrato da poteri occulti avvolti nell’ombra – quello che in Giovanni Falcone di Giuseppe Ferrara è chiamato “terzo livello”. Si è cercato inoltre di spaziare il più possibile: tra vari generi che spesso s’incrociano fra loro (drammatico, thriller, storico, poliziesco), tra film del passato e del presente, tra misteri vecchi e altri più recenti, e tra film dallo stile differente – chi più teso allo spettacolo, chi più al documentarismo. Un modo di fare cinema che in Italia abbiamo saputo fare – e ogni tanto facciamo ancora – almeno come negli States. In calce ai dieci film, c’è anche un contenuto extra: Il mostro di Firenze di Cesare Ferrario, un film che esula dal discorso politico ma che era doveroso trattare poiché inerente a uno dei più tristemente celebri misteri italiani. Tutto questo, per quanto riguarda i film che raccontano in vario modo i fatti storici: ci sono poi almeno altri dieci titoli che immaginano o re-interpretano la realtà con racconti di finzione (ma fino a un certo punto). A questo sarà dedicata la prossima puntata.

1. Salvatore Giuliano (1962) di Francesco Rosi

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Un maestro del cinema politico italiano porta in scena per la prima volta la storia del bandito, la strage di Portella della Ginestra e il processo a Gaspare Pisciotta (Frank Wolff). Il cinema di Rosi è caratterizzato da uno stile crudamente realista, ma al contempo appassionante. Le vicende più squisitamente complottiste saranno esplorate a fondo in Segreti di Stato (2003), ma già qua compaiono elementi significativi in tal senso: le connessioni tra banditismo, Mafia, separatisti, polizia e politica; le rivelazioni promesse da Pisciotta, poi morto avvelenato in carcere; i sospetti sulla messinscena della morte di Giuliano, che forse non è andata come racconta la versione ufficiale.

2. Faccia di spia (1975) di Giuseppe Ferrara

MISTERI ITALIANI

Ferrara costruisce in modo rigoroso un film coraggioso e scioccante: la tesi di base è l’imperialismo economico e politico degli USA nel mondo intero tramite la CIA, come sostenitrice di dittature e guerre civili contro il comunismo. Per quanto riguarda l’Italia, si parla in particolare di Pinelli (Riccardo Cucciolla) e Calabresi, De Lorenzo e Feltrinelli. La strategia della tensione e le stragi di Stato sarebbero state dirette dai servizi segreti – compresa la CIA – e dalle forze economiche. Piazza Fontana è stata quindi una strage di estrema destra per sobillare il colpo di Stato, e Pinelli ucciso poiché testimone scomodo.

3. Cento giorni a Palermo (1984) di Giuseppe Ferrara

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E’ il primo film di un’ideale tetralogia di Ferrara sulle connessioni tra Stato e poteri occulti. La storia è la lotta del generale Carlo Alberto dalla Chiesa (Lino Ventura) contro la Mafia, strettamente connessa all’alta finanza, alla politica e a faccendieri che si muovono nell’ombra. La regia sottolinea la lotta donchisciottesca del generale, solo contro tutti: a differenza della guerra alle Brigate Rosse, dove tutto lo Stato era unito, qua ci sono poteri interni che remano contro. Lo stile nervoso e le sparatorie di grande impatto sono cifre che caratterizzeranno i suoi successivi film.

4. Giovanni Falcone (1993) di Giuseppe Ferrara

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Come nel film precedente, Ferrara dirige il film poco tempo dopo i fatti narrati: dunque, è una sorta di instant-movie che contiene però numerose ipotesi di complotto. Michele Placido dà vita all’eroico giudice in lotta contro Cosa Nostra insieme a Paolo Borsellino (Giancarlo Giannini): sono narrate le fasi principali delle sue indagini, dal pool antimafia alle rivelazioni di Buscetta, dalle guerre di Mafia alle ipotesi sul “terzo livello”. Secondo Falcone – e il regista – tutto è parte di un grande e oscuro disegno politico che coinvolge uomini dello Stato, Mafia, imprenditori e massoneria, ma come afferma Buscetta non si può dire tutta la verità. Una menzione particolare va al personaggio oscuro e minaccioso del “Dottore”, presumibilmente Bruno Contrada, uomo di legge legato alla Mafia.

5. Un eroe borghese (1995) di Michele Placido

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Dietro la macchina da presa, Michele Placido racconta la vicenda umana e storica dell’avvocato Giorgio Ambrosoli (Fabrizio Bentivoglio): liquidatore della banca di Michele Sindona, scopre gli stretti legami fra il potere finanziario, mafioso e politico, e viene ucciso da un sicario dello stesso banchiere. Le vicende di Sindona, Calvi e Marcinkus saranno trattate in modo più approfondito e complottista da Ferrara ne I banchieri di Dio.

6. Pasolini, un delitto italiano (1995) di Marco Tullio Giordana

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Il primo film su Pasolini – e forse anche il più riuscito – è opera di Giordana, che fonde la sua impronta peculiare con gli archetipi americani del legal-thriller. Il regista ricostruisce rigorosamente i fatti, come farà con Piazza Fontana in Romanzo di una strage, e ne propone precise letture. La tesi di fondo è che Pelosi sia stato solo un capro espiatorio, e che Pasolini sia stato ucciso da un’alleanza fra malavita e neofascisti: intellettuale scomodo, aveva denunciato la corruzione politica, la Democrazia Cristiana, i servizi segreti, le stragi di Stato. Un po’ come farà, più di recente, David Grieco ne La macchinazione: che si focalizza però sul durante (preparazione ed esecuzione dell’omicidio), mentre Giordana mette al centro il dopo, le indagini, i processi, le inchieste insabbiate. Un film dove si respira con forza l’aria degli anni di piombo.

7. Segreti di Stato (2003) di Paolo Benvenuti

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Parecchi anni dopo il Salvatore Giuliano di Francesco Rosi, tocca all’outsider Benvenuti mettere di nuovo in scena la storia del bandito e la strage di Portella della Ginestra. E’ un film minimalista e asciutto, ma rigoroso e incisivo, che mostra le prospettive di Gaspare Pisciotta e di un avvocato che indaga sugli aspetti più controversi della vicenda. Anche qua siamo dalle parti del legal-thriller, e le ipotesi di complotto suggerite nel corso della vicenda sfociano nel memorabile finale, dove il Professore – attraverso delle foto su carte da gioco – mette in scena una rete incredibile di connessioni: Portella delle Ginestre, Junio Valerio Borghese, i servizi segreti italiani, americani e vaticani, uomini politici come Andreotti, il presidente degli USA, la polizia e molto altro ancora. La Sicilia è descritta come il fulcro degli equilibri nazionali e internazionali.

8. Attacco allo Stato (2006) di Michele Soavi

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Soavi è uno dei pochi registi a fare vero cinema anche quando dirige per la televisione. Dopo Ultimo e Uno Bianca, mette in scena un’altra pagina dolorosa della Storia italiana contemporanea, cioè gli omicidi D’Antona, Biagi e Petri per mano delle Nuove Brigate Rosse. Come sua consuetudine, utilizza una narrazione enfatica e spettacolare, creando un vero thriller poliziesco quasi all’americana, dove la fedele ricostruzione storica è unita a licenze cinematografiche (il poliziotto interpretato da Raoul Bova è fittizio). Soavi analizza la mentalità delle BR, la lotta fra Stato e terroristi, ma soprattutto i capillari metodi d’indagine della polizia, fra intercettazioni e ricostruzioni.

9. La trattativa (2014) di Sabina Guzzanti

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La Guzzanti dirige un oggetto alieno a metà fra documentario e fiction, dove convivono interviste e ricostruzioni meticolose: il tutto, in un impianto teatrale con rottura dell’illusione scenica che sfocia anche nella satira e nel meta-cinema. Quanto vediamo è sconvolgente, e c’è pane per i denti di tutti i complottisti: il fulcro della vicenda è la trattativa tra Stato e Mafia nei primi anni Novanta, dopo il periodo delle stragi. Con un coraggio inaudito, il film afferma fuori dai denti che Forza Italia, nelle persone di Berlusconi e Dell’Utri, ha stabilito un patto con Cosa Nostra per far cessare le stragi in cambio di concessioni al potere mafioso. Viene messo inoltre l’accento sull’intervento, nella trattativa, dei carabinieri del ROS; ma c’è spazio anche per i servizi segreti, la massoneria e la destra eversiva, che nel corso degli anni si sarebbero uniti alla Mafia per delitti politici e tentati colpi di Stato.

10. Il delitto Mattarella (2020) di Aurelio Grimaldi

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Grimaldi, un altro outsider del cinema italiano, mette in scena un delitto politico di cui stranamente si parla poco: Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica. La regia sembra ispirarsi a Giuseppe Ferrara, sia per il ritmo frenetico, sia per la ricerca di veridicità storica – compaiono pure personaggi famigerati come Andreotti, Ciancimino e Sindona. Anche qua siamo in un film a tesi: Mattarella sarebbe stato ucciso dalla convergenza d’interessi fra la Mafia e i neofascisti, con l’intervento di Gladio. Ancora una volta, malavita e servizi segreti deviati sono in combutta.

Extra: Il mostro di Firenze (1986) di Cesare Ferrario

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Un film che esula dal discorso politico, ma che merita attenzione poiché tratta uno dei più tristemente celebri misteri italiani: a Firenze, fra il 1968 e il 1985, ha agito il più famigerato serial killer del nostro Paese. Sull’argomento sono nati vari film, e quello di Ferrario è sicuramente il migliore: una sorta di instant-movie, in quanto realizzato poco dopo i fatti narrati, ma ricco di elementi interessanti. Il film unisce il rigore nella rappresentazione cronachistica dei delitti con la vicenda fittizia del giornalista (Leonard Mann) e della sua indagine, mettendo in scena però anche interessanti elementi contemplati dagli inquirenti: in particolare, la possibile presenza di più assassini e la pista esoterica.