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Star wars – Il mito dai mille volti

Autore:
Andrea Guglielmino
Editore:
Golem libri

Il nostro giudizio

Lo sapevate che il maestro Yoda doveva chiamarsi Buffy (si proprio come la famosa ammazzavampiri) e che Darth Vader doveva avere il potere di attaccare Luke Skywalker da qualsiasi punto della galassia, entrandogli in testa, causandogli ogni sorta di problemi? Stiamo parlando dei rough-script de L’impero colpisce ancora, in altre parole delle versioni provvisorie della sceneggiatura di quello che poi sarebbe diventato Episodio V. Ma Andrea Guglielmino, autore dell’avvincente e agile saggio Star wars – Il mito dai mille volti (pubblicato quest’anno in un’edizione estesa), non sciorina queste informazioni per semplice gusto aneddotico. L’autore esplora, tra le altre cose, le numerose versioni provvisorie della trilogia originale di Star Wars per inserirle in un contesto epistemologico ben più ampio e complesso. Il saggio affronta infatti la saga di Lucas con piglio antropologico, ovvero come un corpus mitologico, in tutto e per tutto paragonabile a quello delle culture e religioni delle più svariate epoche e latitudini, suscettibile dunque di modifiche e revisioni, proprio come succede con i miti collettivi, che nel loro farsi coinvolgono anche i fruitori, ovvero in questo caso gli stessi fan. È ormai noto come Lucas si sia rifatto al famoso testo di Joseph Campbell “L’eroe dai mille volti” (ripreso nel titolo dal saggio in questione), in cui lo studioso americano individuava gli archetipi narrativi dei miti di popoli e culture, anche distanti nello spazio e nel tempo, rifacendosi in parte agli stessi concetti sviluppati da Jung nell’ambito della psicologia e degli studi sull’inconscio collettivo.

È il modo però in cui Guglielmino collega gli elementi fino ad arrivare a una visione complessa e originale, che distingue Star wars – il mito dai mille volti dagli infiniti saggi che sono stati scritti sulla saga. Individuando la proprietà cangiante o, se vogliamo fluida, come una delle caratteristiche principali del mito, Guglielmino mette in relazione versioni provvisorie, modifiche e rimaneggi di Star Wars con successive soluzioni narrative adottate per esempio nella trilogia sequel oppure nelle serie tv, o ancora nei prequel. Dimostrando come del mito non si getta via mai nulla ma che invece qualsiasi elemento può essere riciclato e vivificato. Per fare un esempio, tornando al rough-script de L’impero, Guglielmino rileva che l’idea di una forte connessione a distanza tra Vader e Luke, che andasse oltre le semplici visioni, è stata ripresa perfettamente in quello che poi sarebbe stato il capitolo più eretico della trilogia sequel, cioè Gli ultimi Jedi (2017). In quest’ultimo i dialoghi a distanza tra Rey e Kylo Ren avvengono, secondo l’autore, con la chiarezza di una connessione Skype. E in questo Guglielmino rileva l’importanza del mutato contesto sociale e tecnologico nel costruirsi del mito, proprio come accaduto per la trasmissione orale delle storie mitologiche che da sempre fondano, orientano e conferiscono valore agli aspetti della realtà che una determinata cultura ritiene importanti per la sua costituzione, secondo la definizione dello storico Angelo Brelich, citato da Guglielmino all’inizio del suo volume. Ma i collegamenti e i rimandi colti dall’autore sono davvero numerosi e sorprendenti, anche nel modo arguto in cui vengono sottolineati.

La dimensione collettiva della costruzione del mito viene inoltre esplorata nel momento in cui, con affetto e ironia, l’autore rende conto dei mille modi in cui i fan, negli anni, hanno colmato le lacune narrative presenti nella saga, tramite atti di pura fede. Oppure nella leggenda che vuole l’intera esalogia (trilogia originale + prequel), già presente nella mente di Lucas fin dall’inizio, e non frutto di una lenta e progressiva creazione nel tempo, proprio come avviene con i miti classici. Viene infine considerato il ruolo determinante del cosiddetto Universo Espanso, composto da miriadi di prodotti collaterali: romanzi, fumetti, videogiochi, giochi di ruolo, che hanno ampliato il mondo di Lucas e che, a seconda delle epoche, possono rientrare o meno nel cosiddetto Canone, termine non a caso religioso. Sono soltanto alcuni esempi di quella che è in realtà un’approfondita, appassionata e trascinante trattazione che coglie il Mito al lavoro, ovvero nel suo farsi e dispiegarsi sotto gli occhi di generazioni diverse.