Featured Image

Soggettiva di un delitto

Autore:
Antonio Tentori
Editore:
Shatter Edizioni

Il nostro giudizio

Uno sceneggiatore e un regista indagano su una sceneggiatura rubata durante un sopralluogo per un film ispirato a un delitto mai risolto. Un passato che potrebbe ritornare, sotto forma di un’ombra senza volto che uccide mimetizzando i suoi delitti da tragedie del tutto accidentali. Tutto si collega in un giallo che unisce diversi piani temporali, una vicenda ambientata nel mondo del cinema a opera di chi ci lavora da una vita: Antonio Tentori.

E si vede. Soggettiva di un delitto ha la solidità e la padronanza dei tempi narrativi di chi ha l’esigenza che la storia stia in piedi senza troppi momenti morti e incongruenze che ne minino il meccanismo alla base. La scrittura di chi fa cinema, un’arte profondamente legata al tempo e alla necessità di una macchina, la storia, che scorra in maniera il più possibile fluida e senza bruschi stop. Ciò tuttavia non vuol dire un’eccessiva accelerazione: Tentori la tensione la sa costruire prendendosi tutto lo spazio di cui ha bisogno per farla montare piano piano per poi colpire con la forza rapida e spartana del giallo italiano, con quel suo modo di raccontare la ferocia in maniera essenziale e incisiva che tende a non indugiare nel compiacimento. Un meccanismo a molla che carica e rilascia nei momenti corretti.

Lo stile è asciutto, non si dilunga, preferendo piuttosto che siano il ritmo e la scansione degli eventi a calare il lettore nel mood di un romanzo di genere con alla base un background solido (l’autore è un appassionato lettore di gialli) che si stratifica in una scrittura che si esprime secondo i codici del genere la cui frequentazione assidua da parte dello stesso Tentori. Soggettiva di un delitto, pur giocando con i piani temporali, è una lettura lineare, a tratti essenziale che va dritta al punto, ricca sì di sostanza ma condensata in una lunghezza non eccessiva che rende l’opera agile e fruibile. Pur essendo ambientato nel mondo del cinema, il lavoro di Tentori non eccede negli omaggi e negli easter egg ed evita del tutto qualsiasi pippone meta cinematografico che in un’opera così scopertamente e felicemente di genere rischierebbero forse di appesantire una vicenda che, per esigenze di costruzione narrativa, non vive di un ritmo particolarmente tirato proprio perché funziona nel  proprio incedere a una velocità più moderata ma inesorabile, che di certo non ha bisogno di rallentare ulteriormente con digressioni di sorta. In definitiva, l’opera di un narratore che pur non va per il sottile ma lo fa con consapevolezza e, soprattutto, funzionalità.