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La quinta stagione

Autore:
Nora K. Jemisin
Editore:
Mondadori

Il nostro giudizio

Qualunque tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia. Così recita la terza legge di Arthur C. Clarke, decano degli autori di fantascienza e conosciuto dal grande pubblico per 2001: Odissea nello spazio, romanzo da cui è ispirato il classico immortale di Stanley Kubrick. Su questo presupposto si può giocare molto in termini di estetica dando vita a opere narrative che, nel solco della contaminazione di genere, stanno felicemente in bilico tra fantasy e fantascienza.

Nora K. Jemisin, prima autrice ad aver vinto il premio Hugo nella categoria romanzi infilando un triplete da levarsi il cappello, fa esattamente questo con La quinta stagione,  il primo romanzo della sua trilogia Broken Earth, la saga che le ha fatto vincere il prestigioso alloro. Il libro è l’ennesimo maglio che si abbatte sulla pregiudiziale che vorrebbe il fantastico relegato a genere minore e con poco da dare alla letteratura. La scrittura di Nora Jemisin è matura e complessa, magari non innovativa, ma forse non è questo l’obiettivo, ma solida e di livello. La vicenda, una storia di fantascienza con un’estetica da romanzo fantasy, è raccontata intrecciando i piani temporali in maniera articolata ma mai pesante, con una struttura coerente nella sua non linearità.

La caratterizzazione dei personaggi è assolutamente efficace, i protagonisti smuovono qualcosa nel lettore portandolo a prenderseli a cuore, o quando serve a detestarli, e il ritmo non risente di cali significativi rendendo la lettura sempre scorrevole pur senza rinunciare alla densità concettuale che un world building ben costruito, mescolato a tematiche non banali, richiede. La quinta stagione è un esempio di speculative fiction al suo meglio, una riflessione su razzismo e società messa su carta attraverso un solido esempio di scrittura.