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La felice e violenta vita di Maribel Ziga

Autore:
Itziar Ziga
Editore:
D Editore

Il nostro giudizio

“Per secoli hanno continuato a perseguitarci perché avevamo una sessualità, una maternità e delle idee nostre. Innalzarono prigioni e idearono martiri solo per noi, ci dichiararono incostanti, indemoniate, pervertite, inferiori, angeli del focolare. Siamo state lobotomizzate chirurgicamente e culturalmente. Ma non ci siamo mai arrese”. Così, dopo il successo di Diventare cagna, Itziar Ziga torna a raccontarsi, ma non solo,  nel suo nuovo libro La felice e violenta vita di Maribel Ziga (d editore per la collana editoriale Malatempora). Con lo stesso  inconfondibile stile iconoclasta di chi ha dedicato la propria vita alla lotta femminista, questo testo è una dichiarazione d’amore dell’autrice alla propria madre, Maribel (vittima del patriarcato come ogni donna, come ogni persona), e un manifesto per una sorellanza intergenerazionale e internazionale. Una madre alla quale l’autrice deve molto perché le ha insegnato ad amare e perché le ha fatto conoscere parti di sé stessa la cui esistenza  non avrebbe mai immaginato. “Quando vedi piangere un uomo, non fidarti, ché con le lacrime ti dice ‘che mazzate ti darò’”, chiarisce Maribel alla figlia. Un pacchetto all inclusive, quello che, nonostante tutto, lega il predatore alla vittima.

Un intreccio di sensazioni che definiscono la mappa della vita emotiva di Maribel e Itziar Ziga, a  cominciare dal rapporto con la morte, con la malattia, con i maltrattamenti ma anche con la felicità. Tutto questo, grazie  alla comprensione che il passato, anche il peggiore, può essere superato attraverso il racconto di quanto accaduto. Una madre, quella dell’autrice, di cui portare orgogliosamente il cognome.  Un resoconto denso, sporco, oscuro come l’antro del padre orco in cui lui torna a rifugiarsi dopo aver massacrato di botte la moglie.  La vita può essere meravigliosa o terribile. Addirittura terribilmente meravigliosa o meravigliosamente terribile, dipende. A volte anche tutto insieme. Itziar Ziga, con l’onestà intellettuale che la contraddistingue, scrive di quel femminicidio/genocidio invisibile e impunito che fu la caccia alle streghe; del dolore segreto generato dalla transfobia; del disprezzo, delle percosse e degli stupri che subisce chi è preda dell’omofobia; dei caschi blu che nelle missioni di pace violentano donne e bambine; di quelle migliaia e migliaia di preti che hanno abusato di minori con la connivenza della Chiesa. Una denuncia senza censura e senza pudore. Perché la vergogna è il patriarcato, non l’averlo vissuto, tanto meno l’obbligo di viverlo. Ma se oggi siamo qui a scrivere di certi argomenti, significa che di strada ne dobbiamo ancora fare.