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Il talento del crimine

Autore:
Jill Dawson
Editore:
Carbonio Editore

Il nostro giudizio

In scrittura non si bara. Soprattutto in generi particolarmente legati ad essa come il giallo o il thriller. Devi stare alle regole. Puoi buttare fumo negli occhi, possibilmente andrebbe fatto con stile, ma non puoi cambiare le carte in tavola. Ed è a quel punto che entra l’abilità. Se sei capace di nascondere le dinamiche senza modificarle in corsa, se sei capace di farmi credere che la direzione della trama sia una mentre alla fine si rivela un’altra e lo fai senza che tutto ciò risulti telefonato, che dire, sei abile.

E Jill Dawson è abile. Ne ha da vendere, di tecnica. Nel suo triller Il talento del crimine, senza prendere il giro il lettore fa annusare ben distintamente il pericolo da una determinata direzione per poi svoltare in maniera sì brusca ma non per questo meno credibile, il tutto con grande padronanza della tecnica, che in questi casi significa controllo. E non c’è solo quello.

C’è la finezza. La finezza di parlare dei temi più diversi, dall’omosessualità alla dignità dei generi letterari, senza mai accendere cartelli luminosi o ammorbare il lettore con moralismi didascalici. C’è l’abilità di caratterizzare una protagonista non facendo niente per renderla simpatica pur riuscendo a renderne le vicende interessanti fino all’ultima pagina. C’è la capacità di impastare l’introspezione psicologica con la storia piccola, con un thriller di dimensioni modeste soltanto in apparenza, perché leggendolo con attenzione di spessore ce n’è.