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Il sommo Bene

Autore:
Rino Maenza
Editore:
Kurumuny

Il nostro giudizio

Carmelo Bene è morto il 16 marzo del 2002. Una frase che non avremmo mai voluto dover scrivere né leggere. Una delle figure più deflagranti del teatro, del cinema e della televisione italiana che oggi manca enormemente, non essendoci che qualche briciola vagamente confrontabile con la sua inesauribile e stupefacente ricchezza artistica. Sono quindi passati 18 anni in cui si sarebbe dovuto fare molto per riproporre i suoi libri e le sue opere in video ed invece non si è fatto abbastanza. Per quanto riguarda il cinema rimangono invisibili (e forse perduti per sempre) Ventriloquio (1970), mediometraggio di 17 minuti, A proposito di “Arden of Feversham” (1968), mediometraggio di 20 minuti e il lungometraggio Capricci (1969), mai uscito in homevideo e mai trasmesso negli ultimi decenni in televisione. Per quanto riguarda la sua opera letteraria le cose non sono messe meglio, se si considera che il volume edito da Bompiani con l’opera omnia non è più in catalogo (ma alcuni singoli libri sono reperibili, ad esempio Nostra signora dei Turchi). Se si apre la questione degli inediti, poi, la situazione è addirittura desolante. Certo, i problemi di diritti, anche in relazione alle questioni di eredità, possono aver reso più difficile una pubblicazione costante delle sue opere, ma sembra anche che manchi il desiderio di andare oltre queste difficoltà.

L’uscita del volume Il sommo Bene, atteso da molti anni e finalmente stampato grazie alla tenacia di Rino Maenza e all’editore leccese Kurumuny, dà sollievo agli appassionati dell’attore salentino, mai sazi di materiale critico e biografico a lui dedicato. Nell’ottobre del 2002 si tenne alla GAM di Torino, per iniziativa di Edoardo Fadini, il convegno internazionale “Le arti del Novecento e Carmelo Bene”. Vi intervennero molti esperti di teatro, attori, scenografi, registi, critici e collaboratori. I nomi sono molti ma meritano di essere citati tutti: Claudio Abate, Sergio Ariotti, Antonio Attisani, Andrea Balzola, Renato Barilli, Matteo Bavera, Aldo Bello, Ruggero Bianchi, Sebastiano G. Brizio, Sylvano Bussotti, Paolo Cacchioli, Gian Paolo Caprettini, Tonino Caputo, Roberta Carlotto, Cosimo Cinieri, Sergio Colomba, Tonino Conte, Mauro Contini, Gioia Costa, Pietro Crivellaro, Franco Cuomo, Sandro D’Amico, Camille Dumoulié, Edoardo Fadini, Sergio Fava, Gian Luca Favetto, Marco Ferrari e Luigi Dati, Lorenzo Ferrero, Bruna Filippi, Piergiorgio Giacché, Gaetano Giani Luporini, Paolo Levi, Gigi Livio, Rino Maenza, Lydia Mancinelli, Jean Paul Manganaro, Michele Mangione, Lorenzo Mango, Claudio Meldolesi, Luigi Mezzanotte, Renata Molinari, Italo Moscati, Renato Nicolini, Giorgio Panni, Silvia Pasello, Sara Piagno, Franco Quadri, Cosetta Saba, Alberto Signetto, Silvana Sinisi, Roberto Toni, Valerio Valoriani, Salvatore Vendittelli.

Una lista ricchissima e significativa. I partecipanti a questo convegno sono tutte persone che hanno lavorato con l’attore nei vari periodi della sua carriera o che l’hanno studiato a fondo. In questo volume sono contenuti tutti i testi degli interventi, da quelli più filosofici a quelli più aneddotici, da quelli critici a quelli più intimi. Ci si possono trovare considerazioni sulla profondità della sua attività artistica, la sua anomalia, la vicinanza ad altri artisti o filosofi, si possono leggere testimonianze su momenti importanti della sua carriera (indimenticabili gli esordi romani, straordinaria e terremotante la sua Biennale Teatro 1989-1991 “senza spettacolo” ed epocali le due apparizioni al Maurizio Costanzo Show del 1994 e 1995) nonché aneddoti esilaranti: pochi come Bene, infatti, hanno mescolato in sé una crudeltà quasi mefistofelica con uno straordinario ed innato talento comico. Sempre diviso tra dolcezza e violenza, Bene è stato anche umanamente una persona indimenticabile e qui viene ricordato da tutti con sincerità anche nelle sue asperità al di là della retorica che spesso aleggia in iniziative come questa. Un volume insomma imperdibile anche per la piacevolezza di lettura e che, per la ricchezza e la varietà dei contributi, può valere da introduzione all’opera multiforme e sfaccettata di uno degli attori più importanti del secondo novecento.