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Il portale degli obelischi

Autore:
Nora K. Jemisin
Editore:
Mondadori

Il nostro giudizio

Le saghe fantasy in più volumi, generalmente tomi ponderosi, spaventano. Non solo per la quantità di pagine da leggere per venire a capo di una storia, ma per il timore, talvolta infondato e talvolta no, di trovarsi a leggere una serie di volumi di transizione che tappano un buco tra un libro importante e l’altro, per fare massa e sfruttare un’idea che commercialmente sta funzionando in un mercato, quello librario, che di numeri è sempre affamato. Non è questo il caso di Il portale degli obelischi, il secondo volume della trilogia della Terra Spezzata, una saga nemmeno troppo lunga con cui l’autrice, Nora K. Jemisin, ha conquistato un’infilata impressionante di premi prestigiosi: tre Hugo di fila, uno per ognuno dei tre volumi della saga, a cui si aggiungono un Locus e un Nebula per il terzo volume ancora inedito in Italia.

E non a caso, visto che anche questo secondo volume, Il portale degli obelischi, tutt’altro che un tappa buchi, apre una spaccatura profonda in un world building complesso e strutturato, riflesso metaforico della spaccatura profonda nel terreno che vomita cenere e che caratterizza l’ambientazione di questo secondo libro, e ne rivela una complessità ancora maggiore senza voler alzare l’asticella senza criterio con il rischio inutile di saltare lo squalo. Tutto ha senso in questo svelamento che l’autrice compie mettendo in vista i meccanismi e le dinamiche profonde di un mondo che è una scatola cinese, in cui a ogni svolta si apre uno scenario in cui non è che nulla fosse come prima, ma in cui tutto è un po’ di più, e per capirlo del tutto manca ancora un pezzo.

Nora K. Jemisin porta avanti il discorso sul genere, a cavallo tra il fantasy e la fantascienza, senza svelare del tutto il gioco ma mettendo sul piatto indizi che fanno riflettere tanto e lasciano aperte diverse strade. Il portale degli obelischi è un romanzo di letteratura fantastica ricco e maturo, in grado di trattare il razzismo dall’interno e senza teatralizzare in maniera inutile, con buona pace di chi non digerisce un’autrice afroamericana che si palleggia tanti colleghi con grande facilità. Perché Nora K. Jemisin forse non ha ancora sfornato il suo capolavoro, non ha scritto quello che per Ursula K. Leguin è stato La mano sinistra delle tenebre, ma della grande matriarca del fantastico mondiale ha la capacità di tessere mondi viventi che dicono tanto, di loro stessi e del nostro.