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Il morso dello sciacallo

Autore:
Paolo Di Orazio
Editore:
Vincent Books

Il nostro giudizio

Ci sono sottogeneri, siano essi letterari, musicali o cinematografici che, nonostante abbiano detto quanto avevano da dire, esaurendo la propria spinta propulsiva entro un certo periodo, sono ancora in grado, saltuariamente, di generare singole opere che valgono la fruizione, seppur fuori tempo massimo. In musica abbiamo il glam e il punk, l’inflazionato e trasversale cyberpunk che in diversi media ci regala ancora interessanti variazioni sul tema e, sempre per mantenere il suffisso, l’effimero splatter punk. Paolo di Orazio, decano dell’horror italiano che con il suffisso punk ha una certa dimestichezza, soprattutto in termini di attitudine, in Il morso dello sciacallo riprende proprio il filone splatter punk, popolare fra gli anni ’80 e gli anni ’90, realizzando un’opera ad alto tasso di emoglobina in cui non sono solo le vittime di turno a venir smembrate, ma lo stesso sistema società in cui, quotidianamente, viviamo.

Con l’attitudine iconoclasta e dissacratoria che lo caratterizza, di Orazio mette in scena un horror dal sapore biblico e apocalittico rileggendo la tematica, ad alto rischio di risultare trita e ritrita, con lucidità chirurgica e rabbiosa ferocia, unendo una critica radicale all’attuale società, con un horror hard core senza mezzi termini che nulla risparmia al lettore. Sangue, ironia e uno sguardo spietato al mondo di oggi si impastano in un romanzo duro, stilisticamente denso ma più strutturato di lavori precedenti come Debbi la strana, con una vicenda che riesce ad agganciare il lettore e a trascinarlo attraverso un mare di sangue e viscere che, da solo, rischierebbe di far incagliare la lettura.

Il morso dello sciacallo non è per tutti, non si tratta certo di una lettura leggera o scorrevole, ma è anche vero che un libro del genere si cerca da solo il proprio pubblico e, nel proprio contesto, funziona esattamente come deve funzionare. Un’opera riuscita nel suo essere esoterica.