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Il collezionista di respiri

Autore:
Mario Gerosa
Editore:
Falsopiano

Il nostro giudizio

Mario Gerosa, autore già noto a noi di Nocturno per via delle sue monografie dedicate a cineasti quali Majano, Scott o Biagio Proietti, ritorna sugli scaffali ma questa volta sotto nuova forma: il critico milanese infatti ha pubblicato il suo romanzo d’esordio, con la casa editrice Falsopiano, riportando su carta una vicenda intinta di sangue che rimanda a quel filone ormai ribattezzato “thriller d’arte”. Con Il collezionista di respiri, Gerosa ha tentato una brusca sterzata verso la più alta forma di scrittura, quella creativa. Ed è inutile sottolineare che, ancora una volta, ha superato a pieni voti la prova. Una vera e propria sfida per il critico che ha deciso di prestare la sua penna ai romanzi, omaggiando il miglior cinema di casa nostra (da Fulci ad Argento, sino a Stivaletti e Bava) e i titoli hollywoodiani facenti capo a Roth, Tarantino, Wan e altre leve del new-gore. La storia pone sullo sfondo di una trama tetra e cupa, ambientata per le vie che l’autore conosce alla perfezione (quelle della sua Milano), l’arte.

Protagonista, in pieno stile argentiano, un personaggio femminile (Nina), che si ritroverà, suo malgrado, plagiata da uomini senza scrupoli pronti a fare dell’arte mera mercificazione e autoesaltazione a sfondo sessuale. L’autore si muove per le strade della sua Milano, autocitandosi e certamente immedesimandosi in uno dei personaggi del suo romanzo. Ci lascia respirare gli odori nauseabondi, immergere negli ambienti cupi, guardare le opere ispiratrici e orrorifiche attraverso i suoi occhi e le sue parole. Gerosa eredita dal cinema a stelle e strisce la violenza esplicita e il lato più gore, omaggiando, d’altro canto, quel filone per lui formativo e che ha retto alta la bandiera tricolore nel mondo.

Scandagliando la vicenda nell’arco di una settimana Il collezionista di respiri propone una trama assolutamente attuale e capace di far riflettere, oltre che divertire, attraverso l’alta tensione che le pagine si rivelano capaci di trasmettere. Al centro, oltre ai millennials, la futurista visione del concetto di arte, ormai sempre più devota alla realtà e sempre meno attenta all’etica o alla morale. Lo scrittore non esita a concentrare nella settentrionale metropoli infatti vere e proprie cliniche del terrore, dimore utilizzate per delitti sanguinari e violenti e musei che diventano veri e propri centri commerciali aperti a macabri collezionisti. Gerosa, senza pretese, si rivela un romanziere con la R maiuscola e il suo esordio, che ben si presta per un adattamento cinematografico, ne è la prova.