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Il caravan

Autore:
Jennifer Pashley
Editore:
Carbonio Editore

Il nostro giudizio

Il caravan, di Jennifer Pashley, è un libro generoso, di quelli che non si accontentano di raccontarti una storia, ma ti  raccontano un universo intero, una realtà complessa fatta di interiore e di esteriore, una condizione umana fatta di singole solitudini che si incontrano in uno spazio narrativo che parte da un ambiente fisico e da un contesto sociale molto concreti, che non mancano di far sentire i loro effetti  su personaggi che vengono scavati a fondo in tutto il loro dramma e in tutto il loro dolore. A livello di trama una struttura solida non manca, il romanzo parte dalla base di un thriller on the road in cui i destini dei personaggi principali, che già presi singolarmente sarebbero materiale sufficiente per almeno tre romanzi, si incrociano accomunati dal viaggio come stato mentale e come unico stile di vita che permette di dare una parvenza di un’esistenza in un’America profonda fatta di enormi spazi vuoti, autostrade sterminate in cui storie di vita segnate da un profondo dolore sbattono l’una contro l’altra dando vita a situazioni raccontate con un profondo lirismo dall’autrice.

La trama c’è e non è affatto secondaria, ma è nella lingua e nella caratterizzazione dei personaggi che il romanzo dà il meglio, nel raccontare il vissuto dei protagonisti e le loro motivazioni profonde, perché quello che ti ipnotizza è questo: il loro dolore, il loro bisogno di una forma di amore per quanto folle e disperato, in un contrasto tanto armonico quanto straziante con il loro galleggiare nel vuoto umano più profondo. L’umanità raccontata da Jennifer Pashley è senza speranza, destinata più a sopravvivere che a vivere in un mondo che ti promette la possibilità di realizzare i tuoi sogni ma che poi, a conti fatti, ti fotte e ti colloca in un buco da dove non è previsto che tu possa uscire. E il vero riscatto arriva proprio dall’autrice, che con una lingua profondamente sentita ed espressiva rappresenta tutto questo restituendo alle vite marginali che racconta la forza della bellezza profonda, il potere penetrante di uno stile dirompente che li porta in alto, nonostante la condizione a cui sono relegati.