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Horror – Storie di sangue, spiriti e segreti

Autore:
Dario Argento
Editore:
Mondadori

Il nostro giudizio

Sono tutte reali le ville in cui si svolgono le storie di Dario Argento, per la prima volta prestato a un’antologia letteraria Horror – Storie di sangue, spiriti e segreti. Che subito attizza il dubbio: saranno queste sei storie soggetti di film che per qualche misterioso motivo non vedremo mai? Mentre ci rosoliamo nel dilemma, apriamo le danze con Notte agli Uffizi, il racconto più metafilmico, il cui protagonista è lo stesso regista, scosso dalle visioni e dai trasalimenti che visse personalmente quando visitò – nottetempo per non essere intralciato dai visitatori e accompagnato dalla sola assistente alla regia – la celeberrima Galleria fiorentina in cui si apprestava a girare La Sindrome di Stendhal (1996). Inevitabilmente, i dipinti più grotteschi e misteriosi del Rinascimento e del barocco sembravano animarsi sotto i suoi occhi come gli incubi in cui si preparava a tradurli su pellicola.

La trasfigurazione prosegue con Rosso Porpora alla Biblioteca Angelica di Roma, in cui un ricercatore americano si trova inseguito da un killer dopo un fortuito scambio di cellulari: siamo nel puro “Argento style”, ossia quell’accumulo di situazioni appunto da incubo sotto cui il realismo della vicenda gialla di partenza rimane schiacciato senza speranza; sicché anche il twist finale della trama rimane un dettaglio quasi superfluo rispetto al crescendo di suspense che l’ha preparato. Molto efficace Villa Palagonia, in cui una visita turistica alla bizzarra residenza barocca di Bagheria si trasforma in un’immersione nella tragica vicenda familiare di passioni e vendette del principe Ferdinando e della di lui consorte (questa sì di fantasia), come trattenuta dagli specchi del salone per “riproiettarla” in eterno all’incauto visitatore curioso. Le segrete di Merano è il vertice della raccolta, pur ambientandosi in un prosaicissimo appartamentino svizzero per nulla artistico: ma l’iniziazione magica – ed erotica – del tredicenne protagonista da parte della corpulenta bambinaia-strega ci riporta alle migliori atmosfere di Suspiria, con in più quella sfumatura di morbosità preadolescenziale che oggi nessun cineproduttore italiano ardirebbe affrontare.

Quinta magione d’orrori è quella di Gilles de Rais, nobile proto serial killer pedofilo vissuto ai tempi di Giovanna d’Arco: due bambine prigioniere delle sue turpi serate orgiastiche riusciranno a fuggire dall’incubo delle segrete da cui nessuno ritornava mai vivo grazie alla magia della musica. Chiude l’antologia lo stranissimo Demoni a Singapore, action thriller inusuale per il Maestro come genere e come ambientazione: appunto un lussuoso resort malese, attaccato da misteriosi terroristi ma difeso da non meno letali… varani indemoniati! Ulteriore testimonianza della vena surreal sovrannaturale di Argento che mai s’è vista sullo schermo inscenata in set tanto esotici. Per cui, chiuso con piacere un libro breve ma vario e originale (direi più delle Lune Nere del suo collega Fulci pubblicato nel 2014 dal Saggiatore, racconti strutturalmente più semplici e puntati sul fulmen in clausola), ci rimane nel retrobottega della mente il quesito: ma non le vedremo per pigrizia del regista o pavidità dei produttori?

Da leggere ascoltando: Puro Argento Vivo, compilation delle colonne sonore dalla filmografia argentiana.