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Buio

Autore:
Anna Kantoch
Editore:
Carbonio Editore

Il nostro giudizio

In letteratura, il genere non è una gabbia, né un canone inteso come un limite a priori che voglia in qualche modo porre freni alla creatività degli autori. Vederlo in questo modo è limitante. Il genere è un modo di catalogare, di dare un nome alle cose per sapere a cosa si va incontro iniziando la lettura. Poi, se un lettore si sente limitato da questo, non è certo un problema della letteratura ma dei suoi schemi mentali troppo restrittivi. Questo discorso vale anche di fronte a opere trasversali, che il genere in qualche modo lo piegano per raccontare una storia che forza le categorie sviluppando elementi tipici di generi diversi. Opere come Buio, di Anna Kantoch, un libro che ha tutti gli elementi tipici del romanzo psicologico ma che a un certo punto si espande e sperimenta, mescolando caratteristiche più pertinenti al giallo e al fantastico fino a svilupparsi del tutto in quest’ultimo territorio.

Il risultato è disarmante, un puzzle di memoria che si ricompone un pezzo per volta scavando nella coscienza inizialmente disorientata e bisognosa di coordinate di una donna senza nome, fino a ottenere un quadro profondo, preciso e disturbante. Anna Kantoch scrive, ragazzi se scrive. Una scrittura complessa, generosa, che di fronte alla narrazione non si tira indietro con una grande attenzione per i dettagli e una profondità nella caratterizzazione dei personaggi e nelle atmosfere che pur senza mai concedere nulla di troppo facile al lettore non diventa mai pesante, rischio che si corre con autori est europei come Anna Kantoch, che è polacca.

Quindi, un’opera di genere? Sì. Un’opera pop? Certo che no. Buio è un’opera per quanto fruibile comunque ricercata, che non cerca di piacere con facilità al lettore ma che porta avanti il proprio intento diritta e senza deviazioni, solo la grande perizia dell’autrice conferisce al romanzo una leggibilità rara. Buio non usa il fantastico come semplice effetto speciale o come espediente, ma ne fa uno strumento che espande le possibilità espressive e narrative di un’opera che ti risucchia in una narrazione del mondo oscura all’inizio ma che traccia la propria mappa pagina dopo pagina, accompagnando il lettore come un cieco che piano piano prende confidenza con l’ambiente che ha intorno, toccandolo un po’ per volta per farsi un’idea dei percorsi entro cui muoversi per esplorarlo. Per certi aspetti una rinascita, una riabilitazione della psiche e dello spirito, la riappropriazione di un’intera realtà da parte di chi forse non l’aveva mai del tutto avuta.