La piccola cineteca degli orrori: Alien Terror

L'ultimo (disastroso) film di Boriss Karloff
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Boris Karloff è un grandissimo attore. Alien Terror è un film con Boris Karloff. Ergo: Alien Terror è un grandissimo film. A dimostrazione di come la secolare arte retorica del sillogismo non sempre riesca a sfangarla, basti dire che, fantozianamente parlando, Alien Terror è una cacatona pazzesca. Una di quelle belle grosse e corpose, che solo una volta nella vita riescono così splendidamente. Una delle poche vere cacatone all’interno della solitamente ricca e scintillante filmografia di una delle icone horror più celebri e immortali di tutti i tempi, di cui basta evocare il durissimo nome per far ancora accapponare la pelle e tremare le vene ai polsi. Ed è appunto un nome del genere che non ti aspetteresti affatto di trovare fra i crediti di un tale abominio, imbastito in fretta e furia dal produttore messicano Luis Enrique Vergara a partire da una delle idee più bislacche che neuroni umani abbiano mai avuto il dispiacere di concepire. Un’ideaccia messa per altro in scena con una confezione così povera e degradante da far scempio di un qualunque obiettivo cinematografico. Correva infatti il turbolento anno 1971 quando l’ormai anziano e decisamente acciaccato Karloff, pesantemente imbottito di farmaci e con entrambi i piedi nella fossa, si trovò incastrato, per sordide questioni contrattuali, nel mezzo di ben quattro produzioni a bassissimo budget pronte a partire in contemporanea nell’assolata terra dei tacos e di Pancho Villa, ponendo così fine ad una carriera fra le più celebri e fulgide della storia della celluloide. Povero Boris, passato dai mitici panni del mostro di Frankenstein e del mellifluo becchino John Gray de La Jena alle vesti di un folle scienziato ottocentesco intento a progettare una misteriosa arma di distruzione di massa dal potere così distruttivo da far rizzare le antenne, persino ad un improbabile alieno di stagnola vestito e dalle fattezze tanto kitsch da assomigliare al più sfrenato sosia di Liberace.

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Ed è appunto quest’ultimo trashissimo visitatore from outer space che, a bordo di un’altrettanto improbabile astronave dal design simile a una serra rococò, decide di scendere sul nostro terracqueo pianeta per dare il supremo niet! alle umane mire distruttive come il ben più degno collega Klaatu di Ultimatum alla Terra, avendo però come quest’ultimo bisogno di assumere sembianze antropomorfe per non far pigliare un colpo ai poveri arretrati omuncoli. Quale miglior trovata se non quella di prendere possesso della mente e del corpo di un sadico serial killer con cui girare allegramente per le strade senza destare il ben che minimo sospetto? Geniale vero? No? Beh, diciamo pure che tutto si può dire di Alien Terror tranne che abbia in corpo la ben che minima briciolina di genialità, così come dimostra questa delirante sceneggiatura concepita – probabilmente sotto l’effetto di qualche buon funghetto allucinogeno – dallo scalcinato duo formato da Karl Schanzer e Luis Enrique Vergara. I due ubriachi terroristi della penna avevano già dato man forte e qualche scarso spicciolo a quel folle di Juan Ibáñez per partorire altre immonde bestemmie filmiche a costo sotto zero come Isle of the Snake PeopleFear Chamber e House of Evil. E così, come accaduto per altri poco convincenti e altrettanto poco decorosi exploit, ecco tornare anche per questa nuova delirante avventura nientepopodimeno che Jack Hill in persona, strappato in fretta e furia dalla factory di Roger Corman per affiancare il mediocricissimo registucolo di turno nel tentativo e di mettere una della sue proverbiali pezze a un progetto nato male e cresciuto ancora peggio. Il tutto cercando di non far pesare troppo al povero protagonista le lunghe sessioni di ripresa nel mezzo della soffocante calura messicana, riprendendolo quanto più possibile seduto o a mobilità ridotta per evitare che il fu Re del Brivido si decomponesse davanti alla macchina da presa anzitempo.

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Il risultato finale di tutta questa poco allegra baraonda si traduce in novanta minutini tondi di assoluto nonsense dove una bislacchissima fantascienza tenta maldestramente di amalgamarsi con tocchi di castissimo orrore a scoppio ritardato e a interminabili sessioni di dialogo filmato che rischiano di causare attacchi di narcolessia già dopo il primo quarto d’ora. Della scialba fotografia di Raúl Domínguez e Austin McKinney non serve certo parlare, ancor meno del montaggio di tal Raul J. Castro che pare per l’appunto “castrato” tanto quanto il cognome del suo esecutore. E non gioverebbe a nulla tirare in ballo le scenografie da oratorio di quartiere firmate da Raúl Cárdenas e le musiche da denuncia penale di Enrico C. Cabiati, poiché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.  Rilasciato in un numero limitatissimo di copie in qualche scalcinato cinemucolo messicano e ritirato con altrettanta velocità dalle programmazioni grindhouse americane di terza e quarta visione, Alien Terror – conosciuto anche con il titolo di The Incredible Invasion e The Sinister Invasion – ha fatto a lungo perdere le proprie tracce nel corso di quest’ultimo mezzo secolo, venendo evocato soltanto in qualche sordida retrospettiva del sottobosco cinefilo quasi fosse l’oscura reliquia esoterica di un romanzo di Tolkien. E non c’è da fantasticare troppo circa le ragioni di questo oblio forzato, soprattutto se si tiene conto che fu con questa fettecchia che un gigante come Boriss Karloff mise il definitivo THE END alla propria gloriosa filmografia, non avendo nemmeno il (dis)piacere di vivacchiare a sufficienza per vedere il montaggio finale di questo inconcepibile scempio. Ed è forse questa l’unica vera consolazione in tutta questa valle di lacrime: sapere che il nostro amato Boris ha potuto esalare in pace l’ultimo respiro senza sorbirsi nemmeno un fotogramma di questo deprecabilissimo Alien Terror.