Intervista a Jill Dawson

Il thriller per analizzare la condizione della donna
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Nocturno intervista Jill Dawson, la pluripremiata scrittrice inglese autrice dei romanzi Il talento del crimine, con protagonista la giallista Patricia Highsmith, e Un inutile delitto, thriller ispirato al caso di Lord Lucan e Sandra Rivett, un caso di cronaca che sconvolse l’Inghilterra degli anni ’70, entrambi editi da Carbonio Editore.

In due dei tuoi romanzi pubblicati in Italia, Il talento del crimine e Un inutile delitto, fai riferimento a fatti e persone reali. Perché questa scelta? La Storia con la S maiuscola è una caratteristica della tua produzione o i due libri citati possono definirsi casi isolati?

Sì, i riferimenti a fatti e persone reali sono una parte importante del mio lavoro, presenti in tutti i miei romanzi tranne i primi due. Ho studiato Storia, e sono interessata nelle maniere in cui il racconto dei fatti per come lo conosciamo potrebbe aver bisogno di un’indagine più approfondita. Molto del mio lavoro ha a che fare con quest’idea, su come costruiamo le storie per noi stessi e sulla possibilità di narrazioni alternative. Per esempio, nel caso Un inutile delitto l’interesse delle persone è sempre stato rivolto a Lord Lucan, che ha frequentato il college di Eton (come Boris Johnson, David Cameron e molti altri politici inglesi), e aveva molti amici aristocratici. Nessuno invece sapeva nulla della vittima, una ragazza proveniente da una classe meno agiata e con una storia diversa. Ho inoltre voluto prendere l’idea comune che vede le donne vittime di violenza dai loro amanti come complici in una certa misura, come se se la fossero cercata. Questa è una credenza inconscia che in molti hanno, spesso senza rendersene conto, e che va analizzata.

In Il talento del crimine tocchi un argomento, la differenza percepita fra letteratura di genere e letteratura “alta”, vista da molti come l’unica vera forma di letteratura. Cosa ne pensi?

In Inghilterra sono sempre stata promossa come scrittrice “letteraria”, qualsiasi cosa ciò significhi. Il mio lavoro ha spesso a che fare con delitti reali o basati su storie vere (Patricia Highsmith e il poeta di guerra Rupert Brook oppure Fred e Edie, ispirato a un famoso delitto successo negli anni ’20). I miei libri sono stati classificati come “Biofiction”. Il genere e le classificazioni sono utili agli editori, aiutano a promuovere i libri, aiutano i lettori a capire in anticipo cosa aspettarsi quando scelgono un libro in libreria. Per quanto riguarda gli autori, forse non vediamo noi stessi in questi termini! Patricia Highsmith voleva essere considerata una scrittrice “seria”, letteraria, ed era infastidita dal fatto che ai suoi tempi il giallo e del thriller non godessero di una buona considerazione, sicuramente peggiore di quella attuale. Personalmente non amo i libri che seguono una formula e da cui sai cosa aspettarsi. Amo le sorprese, nella letteratura come nella vita.

Un inutile delitto ha suscitato un’ottima risposta da parte del pubblico. Credi di aver fatto chiarezza e giustizia sul caso di Lord Lucan e Sandra Rivett?

Ottima domanda. Credo che almeno adesso la gente sappia qualcosa di più sul conto della vittima, Sandra Rivett (che nel mio romanzo diventa il personaggio di Mandy): era una persona reale, con due figli, un lavoro, una madre, una casa e una relazione passata… Questa era la mia intenzione: di renderla una persona e non un cadavere o una pura funzione della trama. Dalla risposta dei media e dei lettori credo di esserci riuscita e di aver suscitato qualche dubbio sulla nostra percezione delle donne che raccontano le violenze subite (come Lady Morven nel mio romanzo, che dichiara di essere stata assalita ma non viene creduta). Di recente i giornali hanno pubblicato alcune voci che vorrebbero Lord Lucan ricomparso in Australia (poche settimane fa, nonostante siano passati 45 anni dal delitto!). Il popolo di Twitter si è mobilitato per chiedere: a chi importa davvero? La storia non riguarda soltanto lui, chi pensa alle sue vittime? Questo mi ha fatto un grande piacere!

Credi che la condizione delle donne sia cambiata dall’epoca dell’omicidio di Sandra Rivett? In che misura?

Non conosco la situazione italiana ma qui in Inghilterra la statistica è di due femminicidi a settimana. Vengono denunciati oltre un milione di episodi di violenza domestica di genere quindi sì, abbiamo un problema importante. Spero che l’atteggiamento delle persone stia cambiando – che le donne possano raccontare le loro storie ed essere credute, ma devo dire, come sostenitrice di un’associazione benefica rivolta alle donne vittime di violenza, che percepisco le vecchie abitudini (come quella di considerare le donne vittime di violenza come causa del proprio problema), molto radicate e non tanto diverse da un tempo. Sento tuttavia un certo ottimismo (io sono un’ottimista!), credo che ci stiamo aprendo al dialogo e stiamo cominciando a capire che il problema interessa tutti gli strati della società.

In quanto scrittrice inglese, cosa ne pensi della Brexit? Come cambierà il Regno Unito?

Mi vedo come cittadina eurpea e ho votato per restare in Europa e così hanno votato la mia famiglia e i miei amici. Mia sorella è sposata con un francese, vive in Francia e ha due figli bilingue. Come la maggior parte delle persone che conosco sono devastata dall’idea di non essere più parte dell’Europa e mi sento tradita damerini che hanno orchestrato tutto questo.