Il Mister Hyde in un nocturniano

Un nuovo progetto letterario di Mario Gazzola
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“Ha scritto un fascio di assurde balordaggini. Per fortuna adesso ha dimenticato tutto.
(…) Ha detto che era la sua opera migliore”. (Lettera di Fanny Stevenson a William E. Henley sulla prima stesura de Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, 1885)

A margine della recensione di Mario Gazzola dell’antologia horror di Independent Legions, dedichiamo qui qualche riga anche alle altre attività letterarie di un nocturniano multiforme. Infatti, dopo aver curato il dossier di novembre sulla fantascienza filosofica (N. 179), oggi lo ritroviamo al timone di un saggio su rock e fantascienza a quattro mani con Ernesto Assante (previsto in uscita per Arcana verso fine 2018), cui ha collaborato anche il nostro Marcello Aguidara alla parte sulle serie tv. Mentre, come narratore, è stato finalista al Premio Hypnos (altro editore che sta facendo un gran lavoro sul fantastico weird, per es. con la pubblicazione di Alraune di Ewers, che ben 7 film ispirò dal 1918 al 1952!) con il racconto fantascientifico dickiano Voi siete morti (che uscirà all’inizio del 2019 sulla seconda antologia Strane Visioni) e ora anche al Premio Laymon della Independent Legions (di cui si parla nella recensione all’antologia Shining in the dark), con il romanzo Buio In Scena, in cui un esperimento di teatro in carcere sfocia nell’orrore sovrannaturale e quindi nel sangue.

Insomma, qui si tradisce il cinema a favore della letteratura?

Per nulla! Cinema e narrativa formano un continuum. Ogni lettore nocturniano che si rispetti conosce la situazione del cinema italiano e quanto sia difficile portare a termine un progetto nei generi che amiamo: non che l’editoria sia un campo di rose, ma almeno puoi arrivare al prodotto finito con mezzi economicissimi come carta e penna. Ma sono convinto che ognuno di noi che scriviamo oggi in fondo mette su carta… i film che vorrebbe poter girare.

Quindi nel 2018 parata d’allori letterari?

Da rocker, io l’ho definita più “una vita da mediano”, dato che in entrambi i concorsi sono rimasto finalista: i vincitori del Premio Hypnos sono Giulia Massini con La Colonia e Cristiano Demicheli con Materiali per una guida della Val Lemuria, mentre il romanzo vincitore del Laymon è l’horror cannibalico American Food di Alberto Lavoradori. Però è comunque importante riscontrare un apprezzamento per proposte narrative fuori dal mainstream: ci sono ugualmente buone possibilità di vedere pubblicati sia il racconto che il romanzo e, soprattutto, entrambi gli editori lavorano in direzione di una proposta degli autori italiani nei rispettivi contesti anche al di fuori dei confini nazionali, visto che in Italia continuano a chiudere le collane (guardate i casi di Urania Epix e poi di Urania Horror) e sembra che in libreria ci sia spazio solo per Stephen King. Independent Legions invece sta per presentare in America il romanzo Vloody Mary di Paolo Di Orazio (tra l’altro vincitore della sezione novella del Premio Laymon), che Oltreoceano s’intitolerà Dark Mary, e per questo lavoro di ponte USA-Italy s’è conquistata lo Specialty Press Award 2017 della Horror Writers Association. Sembra che all’estero siano più aperti a nuove proposte di quanto non accada qui, speriamo che sia l’inizio di un ‘Rinascimento pulp’ italico e… che prima o poi tocchi anche al cinema.

E, intanto che sboccia il nuovo Rinascimento, ci sono altri “film cartacei” all’orizzonte?

Puoi scommetterci, la fantasia è l’unico muscolo che non si stanca mai: intanto il saggio su rock e fantascienza sarà accompagnato dalla produzione di un cd di band indipendenti italiane che omaggiano i classici citati nel libro prodotto da Gianmarco Iantaffi dei Void Generator, poi vorrei dare vita anche a un’antologia di racconti fantarock, basati sulle sue ‘strategie oblique’ di Brian Eno per i musicisti di Bowie. E, ancora, sono già a buon punto di un altro romanzo breve: la prima versione de Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde, che nessuno ha mai letto, perché Stevenson la bruciò subito dopo un litigio con la moglie (cui fa riferimento la citazione in apertura, NdR). Nessuno sa cosa contenesse quella prima stesura da far arrabbiare tanto la povera Fanny, quindi la penna nocturniana è libera di… spingere un po’ più a fondo il pedale del pulp immaginandoselo oggi, dando così vita a un apocrifo finto-vittoriano-moderno e ancora una volta portando qualche scheggia del nostro cinema sulla carta.

Ma come fa a rientrare il cinema in un romanzo che fu scritto esattamente dieci anni prima della prima proiezione dei Lumière?

Attraverso citazioni delle molte versioni cinematografiche che il soggetto di Stevenson ha ispirato nel corso della storia, su cui già si potrebbe imbastire un dossier. Sono sicuro che l’attento nocturniano noterà nelle laide gesta di Hyde riferimenti alla versione hot di Borowczyk (Nel profondo del delirio, NdR), come a quella delicata di Frears (Mary Reilly, NdR) e anche a quella di Roy Ward Baker (Barbara, il mostro di Londra, NdR), che ha sfruttato malamente un’idea potenzialmente geniale. Provate a leggere l’anticipazione che vi offro qui di seguito e ditemi se vi fa venire in mente qualcosa… “(…) la consuetudine ad abitare i regni di Morfeo durante le lunghe eclissi di coscienza conseguenti alle mie inusuali terapie ha generato in me una sorta di vorace appetito per le immagini sempre più assurde ed esaltate che da quest’oceano sgorgavano alla mia mente, persino per le più orribili ed irripetibili. Talvolta, dopo una lunga immersione nei miei sogni più morbosi, tornato allo stato di veglia mi scoprivo ad immaginare una possibilità tecnica che consentisse di proiettare le visioni che giungevano alla mia mente, su un sipario o una parte bianca, in tutta la loro inconcepibile tavolozza cromatica, magari addirittura accompagnandole con i suoni delle voci e delle turbolente musiche fantastiche che udivo in sogno. Che spettacolo totale e sontuoso sarebbe! Più stordente ed emozionante di qualsiasi fantasmagoria si sia mai vista a teatro…”. Ecco qua, non si parla di cinema?! Non sono sicuro che la mia versione darà vita a una nuova trasposizione filmica, ma non vi nascondo che potrebbe invece venirne fuori una versione teatrale. È ancora troppo presto per svelare di più ma sarebbe un sogno poter collegare diverse passioni e diversi linguaggi abbattendo le barriere che spesso come spettatori accettiamo che limitino la nostra visione, no? In fondo, è tutto un continuum…. E, si sa, il muscolo del sogno non va mai in superlavoro.