Il finale mai visto di Shining

Quello che Kubrick aveva girato e montato nella prima versione del film
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Ucronia, allostoria o fantastoria. “Cosa sarebbe successo se…”. Scriviamo questa nota stimolati dal rimando di un nostro lettore, il quale ci linka una notizia che non è recente né inedita, ma sulla quale cogliamo l’occasione per tornare, poiché non è detto che sia nota a tutti. Il tema è Shining di Stanley Kubrick e più specificamente il finale che il regista aveva girato e montato nella prima versione del film, ma che venne in seguito eliminato. Dal 2013, il sito consacrato a Shining, The Overlook Hotel, aveva pubblicato alcune pagine dello script originale e alcune fotografie che documentavano pragmaticamente che cosa doveva succedere e che cosa di fatto succedeva a Wendy e Danny Torrance, una volta scampati all’incubo bianco. Kubrick ce li presentava in un ospedale, mentre ricevevano la visita del proprietario dell’Overlook Hotel, Ullman (Barry Nelson), il quale riferiva loro i risultati delle indagini della polizia e li rassicurava che niente di sovrannaturale aveva a che fare con gli avvenimenti di cui erano stati protagonisti. Però, Ullman regalava a Danny una palla da tennis gialla, lasciando così intendere che l’uomo, in realtà, sapesse…

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La scena, della durata di un paio di minuti, esisteva come abbiamo detto nella primissima edizione approntata da Kubrick – tanto è vero che negli end credits sono rimasti i nomi di due attori che comparivano in questo epilogo ospedaliero e che interpretavano un’infermiera e un poliziotto. Per portare la discussione a cose che ci sono molto note, esattamente quanto accade in Zombi 3 di Lucio Fulci nei cui titoli di coda è accreditato Alan Collins alias Luciano Pigozzi nel ruolo del “custode della centrale” che nel film effettivamente montato è scomparso. Molti si staranno domandando cosa c’entra Zombi 3 con Shining: la risposta, ovvia, è che Zombi 3 c’entra sempre e comunque. Le motivazioni che spinsero Kubrick a cassare questa coda avrebbero a che fare con il fatto che esse spezzavano in qualche maniera un climax che si era venuto a creare nella narrazione. Tradotto in termini più banali, significano forse una mezza resa ad un finale consolatorio e ansiolitico che il regista non gradiva. Però l’aveva girato, quel finale. E Kubrick non girava a casaccio. L’aiuto regista di Shining, Diane Johnson, spiegava che forte era l’affetto che Kubrick provava per quei due personaggi e teneva a far sapere al pubblico che, a giochi infernali terminati, stavano bene.

definitiva