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Suspiria

BLU RAY nuova versione restaurata 40° anniversario

Il nostro giudizio:

Dopo anni di frustrante attesa, dopo le precedenti e discutibili (a voler essere generosi) edizioni blu ray uscite nel mondo, finalmente anche Suspiria trova il suo trasferimento hd ideale e la Videa CDE ci consegna quella che possiamo definire, senza alcun dubbio, la migliore edizione bd worldwide del capolavoro di Dario Argento. Ricordate le polemiche al tempo dell’uscita del primo, pessimo, master realizzato da CDE, lo stesso master che stava alla base di tutte le vecchie edizioni hd? Ricordate gli sproloqui, quando nei forum ci spiegavano che quella che vedevamo era la vera resa fotografica del film, che certe caratteristiche di quel master osceno non erano aberrazioni digitali, non erano gli sciagurati effetti di una post produzione assurda e irrimediabile, ma le corrette peculiarità della fotografia di Luciano Tovoli? Ebbene, oggi finalmente possiamo buttare nella spazzatura, definitivamente, sia tutte quelle argomentazioni farlocche, sia quei dischi, e goderci – questa volta davvero – un master hd di Suspiria che, magari esagero, magari no, sul fronte video per quanto mi riguarda è da considerarsi da riferimento. Non dico che complessivamente l’edizione attuale sia esente da pecche, ma, vivaddio, i pregi sono di gran lunga più eclatanti dei limiti.

Andiamo con ordine. In occasione del 40° anniversario di Suspiria, la Videa CDE fa realizzare un nuovo restauro e uno scan 4K del negativo originale 35 mm dal laboratorio tedesco TLEFilms Film Restoration, e affida alla romana LVR Digital il restauro della traccia audio italiana, la ricostruzione e il compositing dei titoli di testa e di coda. Per festeggiare l’anniversario, inoltre, CDE distribuisce in anteprima il nuovo master attraverso i circuiti The Space e UCI: la gloriosa stella della Strega Elena Markos torna così a brillare per tre giorni nel buio della sala cinematografica, in teoria il luogo più appropriato per brillare. Ma solo in teoria, perché, purtroppo, nell’era del digitale non sempre le proiezioni riescono a garantire la resa effettiva di un master: troppi fattori esterni concorrono a determinarne l’esito, in primis la qualità, la capacità e la manutenzione dei nuovi proiettori digitali, i settaggi impostati più o meno correttamente, etc. E infatti, prevedibilmente, dopo la fruizione in sala è scoppiato in rete un dibattito quasi schizofrenico: il master è unico, ma diverse le percezioni di questo master a seconda delle prestazioni delle sale in cui è stato visionato.

Adesso, dopo l’uscita ufficiale in blu ray, ora che è possibile analizzare il restauro senza mediazioni poco esatte, le chiacchiere stanno a zero – come si suol dire – e restano i fatti. Resta, soprattutto, la qualità eccellente di un master che, finalmente, rende giustizia a un capolavoro intramontabile del Cinema italiano, per tanti anni vilipeso e oltraggiato da edizioni home video inadeguate e, nei casi peggiori, inaccettabili. Il restauro supervisionato da Torsten Kaiser, della TLE, ripristina egregiamente la colorimetria della leggendaria fotografia di Tovoli, evitando con dovizia tutte le aberrazioni che snaturavano il vecchio trasferimento e restituendo ai colori accesi del film la loro potenza senza alterare mai gli equilibri cromatici generali. I neri sono profondi e il contrasto bilanciato adeguatamente, non lasciatevi trarre in inganno dai contrasti “sparati” della vecchia versione, perché davvero non fanno testo. Anche l’incarnato degli attori, che in sala mi era sembrato troppo scuro – soprattutto in alcuni PP di Alida Valli – è in realtà assolutamente naturale e soddisfacente.

Encoding perfetto: bitrate generalmente alto, nessun problema di compressione e nessun abuso di filtri; il quadro si presenta stabile e la grana della pellicola, finissima, mantiene la sua struttura naturale; il dettaglio è notevole quando consentito dal girato e, va ribadito, nessun fuorifuoco anomalo, i fuorifuoco che si riscontrano sono sempre stati presenti nel film, caratteristiche proprie del girato originale, attutite in dvd ma ovviamente sottolineate dallo scan 4K. Se proprio vogliamo tirare fuori gli scheletri dall’armadio del nuovo master, questi non riguardano la colorimetria o la resa generale, piuttosto bisogna citare alcune scelte arbitrarie, già segnalate da qualche purista in rete, che alterano “filologicamente” il film. Mi riferisco alla correzione digitale di alcuni elementi: non sono riuscito a trovare la mosca che svolazzava incurante durante la scena con il dottore, quando Susy/Jessica Harper viene ricoverata nella scuola dopo gli effetti del primo maleficio, così come non ho più trovato i fili che reggevano il famoso pipistrello durante la scena dell’attacco notturno (magari mi sono distratto durante la visione, tutto è possibile, ma non credo).

E mi riferisco anche alla ricostruzione dei titoli, perché anche se il nuovo font resta coincidente con quello originale dei titoli di testa, tradisce invece quello originale dei titoli di coda. La domanda nasce spontanea: c’era bisogno di ricostruire i titoli e correggere quei dettagli? Una domanda retorica che, in ogni caso, lascia il tempo che trova: per quanto anche io sia un sostenitore del rispetto filologico, gli estremismi preferisco evitarli e non faccio troppa fatica a considerare queste novità come tratti distintivi di una riedizione, un tradimento innocuo, perdonabile, che non può scalfire i tanti pregi del nuovo trasferimento. Oltre al packaging basico (diciamo pure mortificante, considerando il “peso” del film in questione), risolto con un classico amaray da battaglia, e al modesto comparto extra dell’edizione (un’intervista di 28 minuti a Dario Argento), un concreto punto debole del nuovo master è, purtroppo, il mix audio fatto per la traccia italiana che ci viene proposta in mono PCM e DTS HD MA 5.1.

Devo ammettere che l’ascolto con l’home theatre casalingo è risultato meno fastidioso di quello dell’anteprima cinematografica, ma di base ha confermato i limiti riscontrati al cinema: il problema rilevante riguarda gli equilibri tra la bellissima colonna sonora dei Goblin, asse portante di tutta la narrazione, e i dialoghi, i rumori di ambiente. Lo score è stato lasciato davvero in secondo piano rispetto al resto, e se in alcuni casi ciò risulta funzionale, in altri credo proprio di no. Tuttavia, premettendo che reputo avvilente ascoltare Suspiria attraverso una traccia mono che depotenzia, inevitabilmente, la poderosa stereofonia del film (non dimentichiamo che Suspiria è stato il primo film italiano – o uno dei primissimi – a uscire stereo in sala), il DTS 5.1 del blu ray riesce a mitigare l’effetto castrato della traccia mono PCM e restituisce un po’ di potenza al film: una resa audio dignitosa, quindi, ma non esemplare, a causa del mix di partenza. Di buono c’è, però, che la famosa frase della Markos assente nelle edizioni precedenti è stata inserita correttamente. Inoltre, il disco contiene anche due tracce inglesi, mono e DTS 5.1, più o meno coincidenti con quelle italiane ma con il DTS un po’ più robusto e potente.

Malgrado i limiti segnalati, per quanto mi riguarda, questa pubblicata da Videa CDE è attualmente la migliore edizione blu ray di Suspiria al mondo; quasi un miracolo, dopo le edizioni assurde che ci sono state propinate negli anni, spacciate come “definitive”. Aspettiamo al varco il restauro su cui sta lavorando da anni l’americana Synapse Films, magari sarà migliore (anche se ne dubito), magari finalmente avremo un bel packaging e un comparto extra più adeguato (su questo non dubito minimamente). Ma per adesso, permettetemi di ribadire che Suspiria, nelle nostre case, non si era mai visto così bene. E tanto basta per gioire.